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Hana-Bi - Fiori di Fuoco

Quinto appuntamento con il cinema in revisione recensito alla fabbrica, oggi è il turno di Hana-bi - Fiori di Fuoco, capolavoro di Takeshi Kitano, che chi si ricorda ho recensito soltanto un suo film, il bellissimo L'estate di Kikujiro anni fa perchè mi colpì molto.
Riguardare Hana-bi sotto una luce nuova si può? Io rispondo di si.
Prima perchè nella sua drammaticità mostra un antieroe - ex poliziotto precisiamo - che dalla vita ha avuto solo mannaie che gli sono cadute in testa, prima la morte della figlioletta, che ha peggiorato la salute della moglie, poi l'incidente del suo collega, rimasto paralizzato su una sedia a rotelle, cosa fare per aiutarli?
Si mette in affari con la Yakuza per aiutarli in qualche modo, ma sarà un escalation di violenza di cui nonostante abbia pagato il suo debito con gli strozzini, non ne uscirà mai.

Takeshi Kitano non fa il classico film sulla violenza della yakuza, vuole farci riflettere sulle motivazioni che spingono il poliziotto a mettersi in affare con la mafia giapponese, ma, precisiamo, lui lì dentro è fuori posto, i suoi modi sono bruschi, avvolte crudeli con questa gente che disprezza, se si mette in affari con loro, è solo per aiutare la moglie e l'amico, le uniche persone rimastagli.
Il regista è anche molto bravo a creare la giusta empatia con lo spettatore, cosa non facile con un argomento del genere, ma è proprio nel sottolineare la sua umanità, il suo dolore, che si contrappone con la realtà, la moglie se ne sta andando, ha la leucemia, e cercando di farla sorridere ancora, vuole darle un ultimo squarcio di felicità, dopo la morte della bambina, che sottolineiamolo è anche causa del suo dolore, poi l'amico sulla sedia a rotelle, ci vuole coraggio per andare avanti, e fare il lavoro sporco nonostante dentro sei tutt'altro.
Nella vita bisogna scendere a  compromessi, è dunque vero quello che Kitano sottolinea, ma nello stesso tempo è molto dura non intaccare la sua integrità, perchè si finisce di essere proprio come quei mafiosetti giapponesi, se non si rimane attaccati ai propri valori.
Il protagonista non è proprio uno stinco di santo, lo avete capito, ma per far sorridere e aiutare le uniche persone che ti sono rimaste al mondo, si fa questo e altro.
Evitando i soliti clichè sui film del genere Takeshi Kitano, mostra un protagonista umano, privo delle solite sfaccettature edulcolorate di cui il cinema ci ha riempito da sempre.
E' un uomo, coi suoi pregi e difetti, antieroe che si mette un vestito non adatto a lui per dare un barlume di felicità alle due persone che ama, lui, che da poliziotto si è dovuto calare nei panni in qualcosa che disprezza, tutto questo si traduce in una sola parola, amore.
Non mi stupisce che a Venezia ha vinto il leone d'oro come miglior film.
Immenso.
Voto: 9



Commenti

  1. L'avevo adorato, è il film che ha cementato il mio amore per Beat Takeshi! :)
    Mi hai fatto venire voglia di recuperarlo in giappo!

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    Risposte
    1. oh spero con tutto il cuore che riesci a trovarlo, poi mi dici bollicina :)

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