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Bolle di Cinema - The Butterfly Room

Ed eccocci giunti al terzo appuntamento con le mitiche recensioni a 4 mani tra me e Bollicina, oggi vi parliamo del thriller The Butterfly Room, con la mitica Barbara Steele se avete visto la maschera del demonio capirete che è un attrice mito per chi ama l'horror.
Allora bando alle ciance e gustatevi questa recensione. Come sempre comincia prima l'ospite poi continuo io, e ricordate la rece potete trovarla anche nel suo blog; Bollicina a te.





Babol

Quando, all'inizio dei titoli di testa, ho visto la dedica in italiano e la scritta "prodotto in associazione con RaiCinema" il mio primo istinto è stato quello di spegnere il televisore, il secondo quello di mandare un messaggio ad Arwen per chiederle se non le avesse dato di volta il cervello viste le mie ultime, orrende esperienze col thriller-horror moderno nostrano. Poi ho visto il nome di Barbara Steele e di un altro paio di signore avvezze all'horror (nonché di Ray Wise, ovviamente!) e ho deciso di dare comunque una chance a The Butterfly Room, aggiungerei anche per fortuna. La pellicola di Zarantonello infatti, pur non essendo priva di un paio di forzature, è uno dei thriller più intriganti che mi sia capitato di vedere recentemente, una sorta di ritorno alle atmosfere anni '80-'90 in perfetto stile Il patrigno o La mano sulla culla: la protagonista Ann, infatti, è semplicemente una pazza psicopatica tout-court e uno degli enormi pregi del film è quello di non stare a ricamare troppo su eventuali spiegoni legati al suo passato o a traumi ancora irrisolti. Ann, come nelle migliori favole, è "semplicemente" una strega cattiva, in grado di infliggere le peggiori torture psicologiche ai bambini per puro scopo educativo, egoista al punto da non fermarsi di fronte a nulla pur di ottenere l'oggetto delle sue brame. Tale "oggetto", c'è da dire, conferisce un che di morbosetto alla trama di The Butterfly Room, un perfetto esempio di "innocenza del demonio" che purtroppo rappresenta alla perfezione la mentalità di tante ragazzine (e di tante, indegne madri), disposte a fare qualunque cosa per soldi; anzi, a questi punti mi chiedo se Zarantorello non abbia qualche problema con la figura materna o con quella femminile perché, a parte la piccola Julie, delle donne rappresentate non se ne salva una, tutte pazze, sgualdrine, profittatrici e quant'altro. Qui mi fermo nel raccontare trama e personaggi che, ovviamente, vanno scoperti e gustati a poco a poco. Il pregio della regia di Zarantorello, invece, è la sua capacità innanzitutto di creare immagini assai eleganti ed evocative (la scoperta del "segreto" della butterfly room del titolo è scioccante e meravigliosa allo stesso tempo) poi quella di sfruttare un montaggio fatto di dissolvenze particolari e ancor più particolari "rewind" che introducono ai pochi, necessari flashback necessari per comprendere la vicenda; i flashback in questione, peraltro, sono frammentari e mescolati al normale scorrere del tempo narrativo, cosa che spinge lo spettatore a guardare The Butterfly Room con particolare attenzione. La fotografia inoltre è molto curata e ciò, assieme agli elementi di cui ho già parlato, concorre ad elevare di molto la pellicola rispetto allo standard italiano moderno dei film di genere. Passiamo ora a quello che più mi ha attratto del film, ovvero l'abbondanza di guest star horror! Come spesso accade, alcune di esse sono ben utilizzate, altre meno. La grandiosa Barbara Steele non ha bisogno di presentazioni: elegante, con quel raffinatissimo accento inglese e quei profondi, inquietanti occhi neri, è la perfetta incarnazione del male e ruba la scena a chiunque le stia accanto, senza caricare un personaggio che, se messo in mano ad un'attrice meno esperta, avrebbe rischiato di trasformarsi in macchietta. Ray Wise, Camille Keaton ed Heather Langenkamp fanno giusto delle comparsate (a parte l'ex Nancy che ha un ruolo più consistente) e, obiettivamente, avrebbe fatto piacere vederli un po' di più, mentre la povera Erica Leerhsen interpreta un personaggio così irritante che verrebbe voglia di vederla morta dopo i primi fotogrammi. Molto brave anche le giovani protagoniste, ognuna a modo suo, in particolare i glaciali sguardi di disprezzo che Julia Putnam lancia nei confronti di chicchessia sembrano proprio veri mentre la piccola Ellery Sprayberry è di una tenerezza disarmante e sul finale spezza il cuore. A proposito del finale, forse giusto quello ho trovato un po' forzato, non tanto per l'"evoluzione" del personaggio della Langenkamp ma piuttosto per una situazione familiare a dir poco improbabile. Ciò non toglie, ovviamente, che The Butterfly Room è un film pregevolissimo che vi consiglio assolutamente di recuperare!!



Arwen

Mandare un messaggio a me? Nooo, Bollicina abbi fede, lo sai che quando tocca a me scelgo sempre delle chicche, e come vedi il film t'è piaciuto, hehehe mai spegnere la tv anche se ci vedi rai cinema all'inizio. Guardando questo film ho avuto l'impressione che il regista abbia riunito alcuni nomi del cinema horror del passato, senza dubbio si tratta di un opera cinefila e come spesso accade c'è il modus operandi toccato persino da grandi registi come Tarantino ad esempio. Barbara Steele è unica, per chi come me ha visto le opere di Mario Bava sa a cosa mi riferisco, anche in questo film è inquietante da morire, avete notato il suo sguardo allucinante? E' da pelle d'oca che se ci penso ancora mi vengono i brividi. Il film si costruisce su un piano molto comune, la madre che passa un weekend con il suo nuovo compagno e deve lasciare la sua figlioletta, ma a chi la lascia? Alla vicina dall'aspetto rassicurante, senza contare che spesso sono le persone rassicuranti le più pericolose.Il film è costruito come se lo spettatore guardasse tutto con gli occhi di un bambino, in questo caso Julie, che entra in una storia più grande di lei che non può affrontare da sola, il regista Gionata Zarantorello è capace anche di parlare del passato di Ann, attraverso dei flashback intelligentissimi e mirati nei momenti giusti. Si scopre per esempio la presenza di una bambina che non vedremo mai, tranne quando sarà Julie a scoprirla nella stanza delle farfalle, si scopre il mistero legato alla psicosi di Ann e tanti altri misteri. A questo si aggiungono gli omicidi commessi per nascondere il suo oscuro passato dietro la patina di persona rassicurante accrescendo l'ansia dello spettatore. Da sottolineare la presenza del per me mitico Ray Wise - il Leland Palmer di Twin Peaks - uno degli attori che meriterebbero avere maggior risalto nel cinema. La regia è efficace e per nulla scontata, gli attori ben utilizzati, tranne alcuni che rimangono comprimari, il perno ovviamente è Barbara Steele, ritornata al cinema dopo il su ritiro e si mangia ovviamente tutti quanti come dice Bollicina. L'orrore spesso risiede nelle cose rassicuranti, quelle che ci ispirano fiducia. La madre della bambina poi l'avrei menata pure io, ma come lasci la tua piccola nelle mani di una sconosciuta e te ne vai col tuo amante? Ma dico si può essere così superficiali? SI perchè il film è anche molto realistico oltre che essere un opera di fiction, e questa è una grande abilità del regista lo dobbiamo dire. Niente male come film italiano avere delle guest star americane che hanno fatto film horror. Sul finale invece mi trovo in disaccordo con bollicina, non è scontato perchè se tu subisci degli abusi, un giorno potresti rimanerne vittima, quindi la storia si ripete e va avanti...non c'è un happy end consolatorio, quello si sarebbe stato fuori luogo. Il regista non fa un semplice horror, ma cerca di far capire agli spettatori che la follia una volta toccata ti segna per la vita e non ne puoi uscire, che la crudeltà e l'orrore si nascondono sempre in persone di cui in apparenza ti puoi fidare, anche se poi le conseguenze saranno devastanti. Zantarello dirige un film che scava con una storia abbastanza semplice nel passato del glorioso cinema horror, e lo sa rappresentare in maniera fluida e sincera, e questo per il cinema italiano è già qualcosa di eccezionale non credete?
Voto: 7 e 1/2









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