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L'ospite alla fabbrica dei sogni - Revolutionary Road

Oggi ho il piacere di ospitare nel mio blog una nuova amica, - aspettando la rece a quattromani della mia amicona Bollicina, che dovrebbe essere organizzata a breve, così torniamo più pimpanti di prima - Alessandra Muroni del blog Director's Cult.

A cominciare le danze è Alessandra, poi tocca a me



Frank (Leonardo Di Caprio) ed April Wheeler (Kate Winslet) sono una coppia perfetta: giovani, belli, due splendidi bambini, hanno una casa sul curato viale di Revolutionary Road, nella periferia di New York.
Non è tutto oro quel che luccica: Frank si concede delle scappatelle con una collega a lavoro, ma è April che mal sopporta la sua condizione di desperate housewife e sogna Parigi.
Parigi è la soluzione a tutto. Ma April rimance incinta e i loro sogni andranno in frantumi.
Prima di Betty Draper - la moglie frustrata del Mad Men Don Draper c'era April Wheeler. Entrambe donne che sognavano una carriera nel mondo dello spettacolo - Betty era modella, April sognava di diventare un'attrice, hanno dovuto mettere via nel cassetto i propri sogni e aspirazioni, per diventare madri e mogli perfette. Ma una volta tolta la maschera della perfezione si evince un crogiuolo di rimpianti, risentimenti, rinfacciate e nevrosi - facendo incrinare l'immagine quasi salvifica della madre e moglie modello.
Revolutionary Road è il sogno americano che si spezza. E Sam Mendes dopo aver impietosamente criticato la famiglia americana con American Beauty, rincara la dose prendendo l’omonimo romanzo di Richard Yates - materiale perfetto per tracciare un DNA ‘corrotto’ nelle radici, che hanno portato la famiglia americana contemporanea allo sfascio. Mendes crea un solido dramma che ha un’impronta teatrale e si affida a due grandi prove attoriali di Kate Winslet (all’epoca moglie di Mendes) e Leonardo Di Caprio.

Dietro la bellissima facciata della casa in Revolutionary Road - effimero frutto dell'American way of life che scopre il benessere, vi è una sorta di prigione dorata per questa giovane coppia che ha tutto dalla vita, ma che in realtà soffrono frustrazioni e malesseri dalla quale fuggire.

La casa diventa il luogo in cui vomitarsi in faccia le frustrazioni, la rabbia, le incomprensioni.

Come un uccellino in gabbia, April vorrebbe volare via e iniziare una nuova vita con Frank e i bambini. Parigi è la risposta: via da questa routine, via dalla noia. April la 'primordiale' femminista ante litteram può prendere in mano la sua vita e reinventarsi al di là di colazioni, pranzi, bambini da mettere a letto, e cene squisite con i vicini. Via dalla noia, via da una vita fatta di insoddisfazioni, insoddisfazioni che attanagliano anche Frank - odia il suo lavoro e il fatto di essere diventato una pallida copia del padre, e manifesta il suo risentimento verso la vita coniugale asfittica tradendo April. La tradisce per far valere la sua virile figura di uomo in una società dove si fa fatica a tenere a bada la propria moglie dietro i fornelli. Frank non riesce a tenere ferma April, le sfugge di continuo: April cerca disperatamente di diventare un’attrice, ma fallisce. cerca disperatamente di fuggire, ma fallisce. Cerca di essere felice, ma fallisce. Perché rimane incinta.

Una terza gravidanza inaspettata e non voluta. April vuole abortire. Lei non vuole diventare madre di nuovo. Non vuole annegare in una spirale di pannolini, pappe e notti insonni. Non sono questi i progetti di April. Ha già rispettato le regole diventando madre di due bellissimi bambini e ha sopperito come meglio poteva il ruolo di moglie e casalinga devota.
Ma adesso April vuole qualcosa per sé. E Parigi è un modo per sfuggire da quella morsa.
Ma Frank non capisce. Frank non vuole perdere la propria mascolinità e vuole che tutto rientri nei giusti binari. Frank non capisce la modernità (e le conseguenti nevrosi) di April. Solo John, il figlio dei vicini (Michael Shannon) - geniale matematico vittima di un esaurimento nervoso,  ha capito che la famiglia Wheeler non è così perfetta, vedendo quella crepa impercettibile che finirà per diventare una voragine.
Come il Fool di Re Lear, John capisce il malessere che infetta la splendida casa di Revolutionary Road, e non ha paura di dire la verità e di svelare l’ipocrisia che si nasconde dietro quella famiglia che tutti ammirano. Verità che brucia e che fa aprire gli occhi ad April, che decide di prendere in mano il proprio destino, contro il volere di Frank. Ma l’America non è ancora pronta per donne così moderne, e April viene punita.La casa di Revolutionary Road era abitata da una splendida famiglia, devastata da una tragedia. I vicini dicono così, la realtà è diversa, e solo le pareti di quella casa cosa è realmente successo. Fuori tutto è perfetto, perché l’America è perfetta. Il perbenismo trionfa. Ancora per poco.

Voto: 8




Arwen


Cos'è il matrimonio?
Culla della vita? Oppure una gabbia senza via d'uscita?
Sam Mendes traduce per lo schermo il romanzo omonimo di Richard Yates, e riunisce sullo stesso set la coppia titanica formata da Leonardo Di Caprio e Kate Winslet.
Il film si basa sulla ipocrisia celata dal tipico sogno americano, seppur presenta notevoli scene ad impatto drammatico, e una recitazione ad alti livelli, mostra ciò che si cela dietro i giardini in ordine, e le case a schiera.
Tutto ciò viene mostrato con occhio cinico da un regista che vuole mostrare tutta l'ipocrisia del perbenismo, la felicità che viene mostrata in realtà cela sempre una realtà che non ti aspetti.
Dietro i paraventi della famiglia perfetta, della vita borghese ci sono frustrazioni e infelicità.
Ma è davvero questa la vita che Frank e April vogliono?
Lei vorrebbe gettarsi tutto alle spalle e ricominciare a Parigi una nuova vita con ciò che vorrebbero fare veramente.
Una pazzia? Cosa c'è di più intrigante di ricominciare in una nuova città con ciò che vogliamo fare realmente? E per la precisione, quanto coraggio ci vuole per lasciare la sicurezza di una vita normale, per una vita avventurosa e intrigante che è quello che ci può fare raggiungere la felicità?
Ci vuole coraggio, una buona dose di palle e soprattutto un pizzico di follia, ma molti preferiscono la tranquilla e ipocrita vita borghese, piuttosto che una vita ricca di felicità.
Così April cerca in tutti i modi di poter cambiare vita, e certamente le intenzioni all'inizio intrigano anche suo marito Frank, ma come spesso accade, si rimane ancorati alla vita confortevole e la frustrante ipocrita vita borghese, fatta di sicurezza, soldi, e benessere.
Cosa ci sarebbe di più stupido di cambiare vita e fare ciò che vogliamo piuttosto che fare qualcosa di sicuro ma che non è adatto a noi?
Una persona normale non si accontenta, osa, mentre il protagonista non vuole modificare la sua vita, è contento così, pensa che non sia normale cambiare atteggiamento verso la vita, e fare ciò che gli piace, e si getta nella mormale e rassicurante vita borghese, fatta di sorrisi, e ipocrisie.
Quando April capirà questo sarà troppo tardi, e così deciderà di per se la strada da intraprendere.
Sam Mendes traduce letteralmente il libro di Yates per lo schermo, senza dare esplicitamente un punto di vista personale, appesantendo la storia, che rimane ben strutturata ma con poca enfasi.
Non riesce ad osare del tutto pur avendo la consapevolezza di poter fare un grande film, si ha come l'impressione di pesantezza, che risucchia le infinite potenzialità di una pellicola capace di parlare al pubblico ma che rimane risucchiata tra le pagine del libro.
Nonostante tutto però dobbiamo dire che gli attori sono coloro che danno maggiore risalto al film, salvandolo dal baratro.
In conclusione, un opera che rimane un esercizio di stile, dalle infinite potenzialità, un film d'attori più che d'autore, reso intrigante da una solida recitazione.
Voto: 7


Commenti

  1. Grazie per la collaborazione! Le porte di casa Director's sono sempre aperte! ;)

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  2. Per l'interpretazione di entrambi, Winslet e DiCaprio, darei anche 10. Ricordo ancora il pugno che lui scaglia sull'auto schivando di poco il volto di lei a pochi minuti di inizio del film. Quando lo vidi al cinema tutta la sala sobbalzo' e si sentì un "ihhhh" generale. Grande Leo

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