Davanti a certi film credo che bisogna stare solo in religioso silenzio e guardare.
Ammetto di non conoscere molto Bèla Tarr avendo ancora visto solo questo film, in futuro ne vedrò di altri perchè come autore merita di essere scoperto e conosciuto.
Una recensione è riduttiva per un tale capolavoro, che fa certamente restare a bocca aperta, nonostante la durata colossale - si tratta di sei o sette ore abbondanti - in cui il cinema è rappresentato come vita, letteralmente e non metaforicamente.
Dimenticate le classiche regole del cinema che conosciamo, questo capolavoro una volta visto ti resta dentro e non ne esce più.
Da tempo bramavo di scrivere su questo film, dopo averlo visto, e ora non ho più resistito.
L'approccio a un opera cinematografica deve essere calmo e tranquillo, e farlo in maniera corretta e giusta, magari leggendo altre recensioni - di questo ringrazio gli amici Eraserhead e Robydick che ne hanno parlato nei rispettivi blog, in maniera semplice e diretta - è una cosa migliore e serve soprattutto a farti amare l'opera in se.
Questo è cinema coraggioso, libero, lontano dalle classiche regole di come si gira un film, infatti noi in italia lo abbiamo visto grazie a Enrico Ghezzi di Fuori Orario cose (Mai) viste, appuntamento fondamentale per chi ama il cinema d'essai.
Cinema allo stato puro? Perchè no? Infondo ogni autore ha una sua personalizzazione nel girare film, prossimamente visionerò altri film di Bèla Tarr e li troverete tutti alla fabbrica promesso, perchè è un grandissimo autore e grazie solo a questo film è ormai entrato nel mio olimpo personale.
In passato solo pochi registi mi hanno colpito come ha fatto Tarr, e vi parlo di autori come Ingmar Bergman o Andreij Tarkovskij per esempio, che ormai fanno parte del mio olimpo da tantissimo tempo.
La trama è molto semplice, il film è tratto dal romanzo di László Krasznahorkai e racconta il collasso di una fattoria dopo la fine del comunismo, i contadini decidono di raccogliere i soldi per cambiare vita, ma all'improvviso torna come niente fosse Irimias, creduto morto, insieme al suo guardaspalle Petrina per riprendersi la fattoria, ma dietro c'è un tranello ordito dallo stesso Irimias, padrone della fattoria per distruggerla e prendersi lui i soldi.
Non abbiate paura di guardare questo film, strutturato da interi piani sequenza lunghissimi, addirittura di 10/11 minuti ciascuno, che vanno 6 parti avanti e 6 parti indietro nel tempo come lo schema del tango.
Il film rappresenta anche la voglia di cambiare vita dei contadini della fattoria, che per una ragione e l'altra si trovano a dover affrontare l'arrivo non previsto del padrone, e a vivere le conseguenze di questo arrivo, e ad evitare sia le astuzie di Irimias, sia quelle ordite dai vari contadini, contro tutti gli altri.
Come ho detto prima non dovete aver paura di guardare questo film, anche io che pur non conoscendo profondamente Bèla Tarr (infatti è il primo film che vedo) sto esprimendo in maniera semplice e diretta quello che questo film mi ha lasciato, e mi ha lasciato tanto, tantissimo.
Primo di tutto la consapevolezza che niente può essere dato per scontato, secondo che la vita è crudele, e che tutti noi, anche se non lo vogliamo ammettere siamo succubi di qualcuno; qui Tarr, fa un analisi critica sulla società e sui regimi dittatoriali, di cui questa storia è una chiara metafora, allucinante la scena della bambina che tortura il gattino fino a farlo morire.
La verità è che non c'è più speranza, e tutti dentro quella fattoria si muovono per sopraffare gli altri, al fine di ottenere la tanto agognata libertà, che non arriverà mai.
Particolarmente celebre è la festa in cui gli attori erano ubriachi davvero mentre ballano.
Come ho detto prima questa non è una recensione, è solo un invito a guardare questo capolavoro immenso, anche se dura moltissimo, la durata ha poca importanza di fronte al film, perchè bisogna lasciarsi andare alle emozioni e all'esperienza che la visione del film ti suscita.
Ammetto di non conoscere molto Bèla Tarr avendo ancora visto solo questo film, in futuro ne vedrò di altri perchè come autore merita di essere scoperto e conosciuto.
Una recensione è riduttiva per un tale capolavoro, che fa certamente restare a bocca aperta, nonostante la durata colossale - si tratta di sei o sette ore abbondanti - in cui il cinema è rappresentato come vita, letteralmente e non metaforicamente.
Dimenticate le classiche regole del cinema che conosciamo, questo capolavoro una volta visto ti resta dentro e non ne esce più.
Da tempo bramavo di scrivere su questo film, dopo averlo visto, e ora non ho più resistito.
L'approccio a un opera cinematografica deve essere calmo e tranquillo, e farlo in maniera corretta e giusta, magari leggendo altre recensioni - di questo ringrazio gli amici Eraserhead e Robydick che ne hanno parlato nei rispettivi blog, in maniera semplice e diretta - è una cosa migliore e serve soprattutto a farti amare l'opera in se.
Questo è cinema coraggioso, libero, lontano dalle classiche regole di come si gira un film, infatti noi in italia lo abbiamo visto grazie a Enrico Ghezzi di Fuori Orario cose (Mai) viste, appuntamento fondamentale per chi ama il cinema d'essai.
Cinema allo stato puro? Perchè no? Infondo ogni autore ha una sua personalizzazione nel girare film, prossimamente visionerò altri film di Bèla Tarr e li troverete tutti alla fabbrica promesso, perchè è un grandissimo autore e grazie solo a questo film è ormai entrato nel mio olimpo personale.
In passato solo pochi registi mi hanno colpito come ha fatto Tarr, e vi parlo di autori come Ingmar Bergman o Andreij Tarkovskij per esempio, che ormai fanno parte del mio olimpo da tantissimo tempo.
La trama è molto semplice, il film è tratto dal romanzo di László Krasznahorkai e racconta il collasso di una fattoria dopo la fine del comunismo, i contadini decidono di raccogliere i soldi per cambiare vita, ma all'improvviso torna come niente fosse Irimias, creduto morto, insieme al suo guardaspalle Petrina per riprendersi la fattoria, ma dietro c'è un tranello ordito dallo stesso Irimias, padrone della fattoria per distruggerla e prendersi lui i soldi.
Non abbiate paura di guardare questo film, strutturato da interi piani sequenza lunghissimi, addirittura di 10/11 minuti ciascuno, che vanno 6 parti avanti e 6 parti indietro nel tempo come lo schema del tango.
Il film rappresenta anche la voglia di cambiare vita dei contadini della fattoria, che per una ragione e l'altra si trovano a dover affrontare l'arrivo non previsto del padrone, e a vivere le conseguenze di questo arrivo, e ad evitare sia le astuzie di Irimias, sia quelle ordite dai vari contadini, contro tutti gli altri.
Come ho detto prima non dovete aver paura di guardare questo film, anche io che pur non conoscendo profondamente Bèla Tarr (infatti è il primo film che vedo) sto esprimendo in maniera semplice e diretta quello che questo film mi ha lasciato, e mi ha lasciato tanto, tantissimo.
Primo di tutto la consapevolezza che niente può essere dato per scontato, secondo che la vita è crudele, e che tutti noi, anche se non lo vogliamo ammettere siamo succubi di qualcuno; qui Tarr, fa un analisi critica sulla società e sui regimi dittatoriali, di cui questa storia è una chiara metafora, allucinante la scena della bambina che tortura il gattino fino a farlo morire.
La verità è che non c'è più speranza, e tutti dentro quella fattoria si muovono per sopraffare gli altri, al fine di ottenere la tanto agognata libertà, che non arriverà mai.
Particolarmente celebre è la festa in cui gli attori erano ubriachi davvero mentre ballano.
Come ho detto prima questa non è una recensione, è solo un invito a guardare questo capolavoro immenso, anche se dura moltissimo, la durata ha poca importanza di fronte al film, perchè bisogna lasciarsi andare alle emozioni e all'esperienza che la visione del film ti suscita.
ce l'ho lì da un sacco di tempo ma non ho il coraggio ad affrontarlo...
RispondiEliminauuuh se l'ho affrontato io, in due giorni pensa, puoi riuscirci anche tu ;) ovviamente a te che lavori ti conviene suddividerlo o vederlo con calma quando hai più tempo ^_^
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