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My Name is Joe

 

Ve lo dico subito, senza troppi giri di parole, non è un film facile, voi lo sapete che le storie che porta avanti il regista inglese, che potrebbe benissimo essere paragonato al nostro Pasolini per le tematiche che porta avanti nei suoi film, sempre storie di poveracci, emarginati, gente che appartiene al sottoproletariato, che ha un sacco di casini nella vita e deve andare avanti nonostante tutto, anche se non c'è un briciolo di speranza, non sono facili da mandare giù.




Eppure siamo sempre qui a guardarli questi film, perché nonostante tutto sono sempre storie umane, di gente incasinatissima, che non pensa al bel vestito da indossare per fare bella figura, ma pensa a come raccogliere quei quattro soldi per mangiare e soprattutto per andare avanti nella vita.
E non è mai facile, come non è mai facile andare avanti per Joe, con un passato da alcolizzato, una storia finita male e un lavoro di imbianchino che non lo fa di certo campare da nababbo.
Eppure un briciolo di speranza arriva, attraverso la figura di un altra donna di cui si innamora ricambiato, ed è qualcosa che lui stesso non aveva previsto.
Ed è una cosa bella da dirsi e soprattutto da vedere, perché questo meraviglioso film, almeno in parte un po' di speranza ce l'ha, anche se i problemi ci sono sempre e non mancano mai, ma la vita d'altronde è così, non puoi cambiarla soltanto perché c'è quella speranza che fa sorridere e ti scalda il cuore.
Joe è interpretato da uno straordinario Peter Mullan, che a Cannes ha vinto il premio per la migliore interrpretazione maschile, non è un uomo superficiale; si prende a cuore il fatto che un suo amico a causa dei problemi di droga della sua ragazza ha deciso di lasciarla perché ormai non ce la fa più a gestirla, allora lui convince la sua compagna a non abbandonarla, la le cose come spesso succede nella vita precipiteranno nel più oscuro degli incubi, e non sarà affatto facile uscirne fuori.
My Name is Joe è un film che non la manda a dire, se da un lato c'è la gioia di una speranza nuova, dall'altro c'è anche il lato oscuro che danneggia e a volte rovina ciò che di bello la vita ha da offrirci. Ed è proprio Ken Loach a parlarcene, attraverso l'uso della sua mdp, che narra una storia da pelle d'oca, ma capace di tenerti incollato alla poltrona dall'inizio alla fine.
Questo basta e avanza per guardare questo drammatico quanto tristissimo film, che ti timane impresso per giorni senza farsi dimenticare.





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