Dopo il bellissimo Lasciami Entrare Tomas Alfredson ritorna al cinema cambiando completamente genere, e traducendo il romanzo di John Le Carrè con protagonista Gary Oldman, che, pur sempre bravissimo come attore, qui offre un interpretazione stanca, vestendo i panni di un personaggio che non gli appartiene e lo si nota dall'inizio alla fine, d'altro canto il film procede a rilento nelle sue abbondanti due ore, rasentando la noia, eh questa volta Tomas Alfredson non ripete lo straordinario vertice raggiungo con Lasciami entrare e dirige un opera appesantendola del tutto, gli attori recitano come macchinette, è tutto prestabilito, non c'è improvvisazione, non c'è personalizzazione, nulla, è un film prestabilito, come se il copione che ha in mano gli sfuggisse di mano e non sa come maneggiarlo, peccato perchè con un cast di fuoriclasse con Oldman tra i protagonisti mi sarei aspettato una corposa regia, e invece qui Alfredson dimostra di essere davanti a questo soggetto...