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American Fiction

 
Eccomi con un altra recensione, stavolta con un film scoperto dall'amico Kris Kelvin, ed è un film che  ha convinto persino me.
Protagonista è Jeffrey Wright, un professore che è anche uno scrittore fallito, che decide di scrivere un romanzo sulla condizione delle persone di colore e sull'ipocrisia che esiste nelle case editrici, un libro provocatorio ovviamente scrivendolo sotto pseudonimo.
Lui pensa ovviamente che il libro lo rifiuteranno tutti, ma al contrario c'è una offerta ghiottissima che un una casa editrice gli vuole fare.


Da questo momento in poi persino il suo agente, che non gli dava tanta importanza, lo propone ad altre case editrici, e tutte, e dico tutte, gli fanno offerte ghiottissime.
Ma Monk come lo chiamano gli amici e la famiglia, è un uomo burbero, dal pessimo carattere che da un giorno all'altro si vede morire la sorella, la madre si ammala di alzheimer, e scopre che il fratello è omosessuale.
Monk deve convivere con queste condizioni, e non è per nulla facile dato il suo caratteraccio, nel frattempo si innamora della vicina di casa, una donna che lo accetta così com'è, insegnandogli delle cose importanti, che scoprirà proprio nel momento giusto.
Io non ho visto il film con Paul Giamatti, lo ammetto - lo vedrò tra poco ovviamente - ho visto questo e devo dire che mi ha convinto su diversi punti.
Primo, la descrizione di un personaggio che deve fare i conti con la sua famiglia imperfetta, e deve accettarli per come sono, persino col suo caratteraccio e i suoi pregiudizi, perché anche se è nero i pregiudizi ce li ha, eccome se li ha.
Imparare ad amare con una donna intelligente e forte capace di tenergli testa, accettare anche piccoli compromessi col suo agente letterario, che fa di tutto per fargli cominciare una carriera letteraria di tutto rispetto.
Parlare anche con altri scrittori del suo libro e accettare il loro punto di vista.
Ecco in questo senso è un film capace di far riflettere lo spettatore con un personaggio che deve crescere e soprattutto deve fare un percorso personale per imparare ad amare.
Un film incredibilmente interessante che merita certamente una o tantissime visioni.
Buona Visione.





Commenti

  1. Il film con Giamatti, "The Holdovers", è anch'esso carino ma molto più ruffiano... e per me anche più scontato. Questo invece l'ho trovato più graffiante e meno allineato al mainstream. Sì, mi è piaciuto di più :)

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  2. Un film con tantissime buone idee e concetti interessanti, ma realizzato in maniera poco incisiva. Avrei preferito giocasse di più sulla metatestualità.

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    1. Io penso che sia un opera creata in modo tale da concentrare lo spettatore su fatti poco incentrati nella letteratura contemporanea, forse la metatestualità non avrebbe giocato a suo favore. :)

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