L'assassinio di Richard Nixon è un film che fa letteralmente a pezzi il sogno americano, anzi lo demolisce per meglio usare le parole giuste.
In scena c'è un uomo qualunque, un impiegato Sam Bicke, interpretato da un magistrale Sean Penn, che non accetta compromessi nella sua vita, lavora come venditore di mobili e il suo capo non fa che parlare di come si deve essere vincenti nella vita, ma non è onesto con i suoi venditori, ciò che differenzia Sam è il fatto che il mondo attorno a lui non è altro che un piccolo mondo che vive dentro una grande illusione chiamata sogno americano, mentre alla tv danno le immagini di Richard Nixon che parla della sua vita e di come sia un vincente nonostante le difficoltà, allora cerca di ricongiungersi alla moglie che lo ha lasciato, tenta di aprire un attività con il suo amico di colore, ma per avere il prestito bisogna attendere otto settimane...alla fine aspetterà a vuoto un prestito che non otterrà mai...
Il grande merito del film va sicuramente a Sean Penn vero protagonista della pellicola, non eccede mai nella sua interpretazione, che considero la migliore della sua carriera, bravissima anche Naomi Watts, in versione bruna e a tratti irriconoscibile, da non sottovalutare anche Don Cheadle, l'amico di colore di Sam.
Il film è come una lunga lettera al maestro Leonard Bernstein, in cui Sam racconta il senso della vita e del sogno americano in una società che non lascia posto ai sogni, e il posto al sole è un privilegio solo per pochi eletti non per quelli che vogliono realizzare qualcosa di buono nella vita.
Le cose peggiorano quando Marie ottiene il divorzio, allora Sam lascia il posto di lavoro (una delle scene migliori è quando urla a squarcia gola seduto nella sua scrivania vedendo un filmato di Nixon) e quando vede che un uomo ha rubato un elicottero per andare alla casa bianca decide di eliminare Nixon, che è la causa di tutti i mali secondo lui...
Penn da vita a un antieroe di quelli che non si dimenticano facilmente, la cosa che ha colpito di più è l'agghiacciante realismo con cui viene raccontata la storia, Mueller è come un bulldozer, demolisce letteralmente il mito del sogno americano e racconta una storia realmente accaduta negli anni settanta in america, il film è un pugno nello stomaco per lo spettatore, se cercate una pellicola buonista girate l'angolo, qui non c'è posto per l'happy handing, c'è solo la crudeltà della vita, in conclusione un piccolo grande capolavoro, che non può mancare in una collezione cinefila che si rispetti, per riflettere sull'imprevedibilità e la mediocrità della vita.
In scena c'è un uomo qualunque, un impiegato Sam Bicke, interpretato da un magistrale Sean Penn, che non accetta compromessi nella sua vita, lavora come venditore di mobili e il suo capo non fa che parlare di come si deve essere vincenti nella vita, ma non è onesto con i suoi venditori, ciò che differenzia Sam è il fatto che il mondo attorno a lui non è altro che un piccolo mondo che vive dentro una grande illusione chiamata sogno americano, mentre alla tv danno le immagini di Richard Nixon che parla della sua vita e di come sia un vincente nonostante le difficoltà, allora cerca di ricongiungersi alla moglie che lo ha lasciato, tenta di aprire un attività con il suo amico di colore, ma per avere il prestito bisogna attendere otto settimane...alla fine aspetterà a vuoto un prestito che non otterrà mai...
Il grande merito del film va sicuramente a Sean Penn vero protagonista della pellicola, non eccede mai nella sua interpretazione, che considero la migliore della sua carriera, bravissima anche Naomi Watts, in versione bruna e a tratti irriconoscibile, da non sottovalutare anche Don Cheadle, l'amico di colore di Sam.
Il film è come una lunga lettera al maestro Leonard Bernstein, in cui Sam racconta il senso della vita e del sogno americano in una società che non lascia posto ai sogni, e il posto al sole è un privilegio solo per pochi eletti non per quelli che vogliono realizzare qualcosa di buono nella vita.
Le cose peggiorano quando Marie ottiene il divorzio, allora Sam lascia il posto di lavoro (una delle scene migliori è quando urla a squarcia gola seduto nella sua scrivania vedendo un filmato di Nixon) e quando vede che un uomo ha rubato un elicottero per andare alla casa bianca decide di eliminare Nixon, che è la causa di tutti i mali secondo lui...
Penn da vita a un antieroe di quelli che non si dimenticano facilmente, la cosa che ha colpito di più è l'agghiacciante realismo con cui viene raccontata la storia, Mueller è come un bulldozer, demolisce letteralmente il mito del sogno americano e racconta una storia realmente accaduta negli anni settanta in america, il film è un pugno nello stomaco per lo spettatore, se cercate una pellicola buonista girate l'angolo, qui non c'è posto per l'happy handing, c'è solo la crudeltà della vita, in conclusione un piccolo grande capolavoro, che non può mancare in una collezione cinefila che si rispetti, per riflettere sull'imprevedibilità e la mediocrità della vita.
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