Se c'è un film interessante e coinvolgente fino alla commozzione allora questo film è Another Year, all'inizio con le prime immagini credi che la protagonista sia la donna sull'orlo della depressione a cui una psicologa le fa una seduta dopo che una dottoressa di colore le fa delle domande sulla sua salute e soprattutto sulla sua felicità non appena si accorge dello stato della donna che è più psicologico che fisico, e qui vediamo finalmente la nostra protagonista, Gerri una donna spigliata, energica nonostante abbia i capelli bianchi, e vediamo i suoi colleghi tra cui l'amica Mary che viene ospitata spesso a casa sua per cene e pomeriggi, e poi vediamo la sua famiglia, suo marito, suo figlio, e infine la fidanzata del figlio Katy, il rapporto con il marito non è più passionale come un tempo, vanno d'accordo e si stimano, lo stesso è con il figlio, Mary - l'amica - è fragile, non fa altro che bere vino fino a ubriacarsi ed è sfortunata in fatto di uomini...
Il film è diviso in stagioni nell'arco di un anno, Mike Leigh si concentra sul caratterizzare i suoi personaggi, le loro nevrosi, le loro fragilità semplicemente mostrandoli al pubblico, senza falsi pudori, o inutili ipocrisie, e dirige il film talmente bene che lo spettatore si sente ormai parte di quella famiglia, che diciamocelo, è la metafora della vita, infondo tutti noi abbiamo bisogno di un rifugio sul quale piangere, confrontarci, litigare, riappacificarci, ma soprattutto vivere, Leigh dirige un opera che è un piccolo gioiellino da vedere e rivedere, uno di quei piccoli capolavori che fa piacere collezionare e vedere soprattutto quando ci si sente soli, tra le scene migliori ci sono quella in cui Mary si innamora del figlio di Gerri ma scopre che si è fidanzato con Katy e non riesce a nascondere la sua delusione per il mancato appuntamento, bravissimi tutti gli attori, che risultano naturali anche quando si rischia di non esserlo.
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Il film è diviso in stagioni nell'arco di un anno, Mike Leigh si concentra sul caratterizzare i suoi personaggi, le loro nevrosi, le loro fragilità semplicemente mostrandoli al pubblico, senza falsi pudori, o inutili ipocrisie, e dirige il film talmente bene che lo spettatore si sente ormai parte di quella famiglia, che diciamocelo, è la metafora della vita, infondo tutti noi abbiamo bisogno di un rifugio sul quale piangere, confrontarci, litigare, riappacificarci, ma soprattutto vivere, Leigh dirige un opera che è un piccolo gioiellino da vedere e rivedere, uno di quei piccoli capolavori che fa piacere collezionare e vedere soprattutto quando ci si sente soli, tra le scene migliori ci sono quella in cui Mary si innamora del figlio di Gerri ma scopre che si è fidanzato con Katy e non riesce a nascondere la sua delusione per il mancato appuntamento, bravissimi tutti gli attori, che risultano naturali anche quando si rischia di non esserlo.
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