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Vivarium

Voglio farvi soffrire, si ogni tanto capita che sono un po' sadica infatti oggi ho voluto recensire questo film che ho visto proprio l'ultimo giorno di marzo, una follia dato che siamo chiusi in casa per la quarantena. Vi dico subito che io, non sto soffrendo molto perché di solito non esco molto, quindi per me questa quarantena è più una vacanza dalla mia solita routine, una lunga pausa.

Non si direbbe lo stesso per, i i poveri protagonisti di questo film, Gemma e Tom, impersonati da Imogen Poots e Jesse Eisenberg, fidanzati da poco tempo, che hanno deciso di prendere casa e vivere insieme.


Quando decidono di acquistare l'appartemento, arrivano in una strana agenzia immobiliare, il cui bizzarro agente, li invita già da subito a vedere la casa.
Quello che non capiscono, è il modo alquanto strano in cui questo agente interagisce con loro, arrivati ad un certo punto questi sparisce, e i due fidanzatini si ritrovano bloccati PER SEMPRE a yonder.
I primi momenti sono i più drammatici, in quanto i due cercano in ogni modo di uscire da quel quartiere, e casualmente si ritrovano sempre davanti alla villetta numero 9.
La cosa più strana è il quartiere di yonder: casette tutte uguali, un silenzio innaturale, clima sempre soleggiato, e nuvole che sembrano fatte col cotone e appiccicate sul cielo finto.
In più il cibo è sottovuoto e non sa di niente.
Questa situazione paradossale e assurda, sembra una metafora su cosa la società si aspetta da ogni individuo, il regista esaspera le situazioni rendendo ancora più assurda la vicenda.
Non c'è modo di uscire da yonder, in qualsiasi modo provi a farlo.
Il film mi ha sorpreso soprattutto per la sua costruzione a nastro di mobius, che mi ha ricordato un altro film importante della mia vita Strade Perdute, di David Lynch, inoltre non da tutte le risposte, infatti durante la visione, io mi aspettavo che Gemma e Tom riuscissero ad uscire e a tornare alla loro vita normale.
Ecco, questo Vivarium, non lo offre, ma cerca di farti capire l'assurdità della vita quotidiana.
Dopo due giorni di isolamento forzato, i due si vedono arrivare davanti a una scatola di cartone un neonato che dovranno crescere per poter uscire di li.
Qui casca l'asino, e si nota dalle urla del bambino, l'incapacità di crescerlo nel migliore dei modi - i genitori non imparano il mestiere di genitore - e la gestione dello stress quotidiano.
La metafora che Lorcan Finnegan narra nel film è proprio la pesantezza della vita quotidiana, di essere come tutti gli altri, di avere la sicurezza di un lavoro, una casa, una famiglia, come se tutto questo fosse la priorità assoluta ma soprattutto un obbligo.
Poi la stranezza di yonder, ricorda l'uniformarsi agli stereotipi e ai cliché della vita quotidiana, una metafora reale che mette i puntini sulle i su quello che gli altri si aspettano da noi.
Vivarium è un film attuale e destabilizzante, che non offre facili certezze e risposte semplici, non appaga nemmeno le aspettative degli spettatori, che si vedono davanti un finale spiazzante che lascia a bocca aperta.
Però vi dico una cosa: difficilmente riuscirete a dimenticarlo questo film.



Commenti

  1. Intrigante la locandina, solo anche per quello che vorrei vederlo ;)

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    1. si, un vero e proprio incubo kafkiano te lo assicuro xD

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  2. Un incubo. Che poi è un incubo che ogni tanto ci imprigiona anche nella nostra vita di tutti i giorni. Molto bello.

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    1. Condivido, mi è piaciuto anche per il suo modo di intensificare il nervosismo dei protagonisti che si trovano dentro qualcosa che loro non avevano chiesto e di cui non è possibile fuggire ^_^

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