Horror Stories continua.
La versione estiva della rubrica dove si recensiscono film horror si arricchisce di nuovi titoli, tutti decisamente cult, come il film di cui parlo stasera, dalla prossima settimana ritornerà la versione settimanale ogni martedì - come notte horror ovviamente - con ben due titoli Macabro di Lamberto Bava, si proprio lui, il figlio del grande Mario, e il cult stracult per eccellenza Cannibal Holocaust.
In futuro ci saranno altri titoli...chi è mio amico su Facebook sa già quali sono questi film.
Andiamo a noi, torna il grande, anzi grandissimo Pupi Avati, che non ha nulla da invidiare a Dario Argento in quanto a horror, e dirige una sua personalissima visione della creatura zombie.
Lo fa ovviamente a modo suo, inscenando la storia di uno scrittore Gabriele Lavia, che decifra un messaggio nascosto nella macchina da scrivere regalatagli dalla moglie, in questo messaggio scopre una precisa zona, una specie di necropoli, dove i morti riprendono vita grazie ai terreni speciali denominati terreni k, che si trovano proprio in quella zona.
L'indagine non lo lascerà privo di pericoli, in cui cadranno parecchie maschere.
Qui, in questo film Pupi Avati si lancia spedito nello saventare gli spettatori, e ci riesce, e caspita se ci riesce, ed è capace anche di mescolare i generi, horror, e il thriller con l'indagine dello scrittore, si accorgerà che niente è come sembra.
Se non avete visto questo film, vi siete persi una gran cosa.
Qui non c'è l'epidemia, o l'apocalisse di Romero, ma soltanto una necropoli che riporta in vita i morti, e segreti celati dentro le mura della chiesa…
Vi ho stuzzicato la curiosità? Ne sono certa, quindi cari amici, se siete horrorofili, non perdete assolutamente questa chicca, entrerà sicuramente nei vostri cult.
Per me ha rappresentato una conferma - anche se non c'era proprio bisogno di altre conferme - del grande talento registico di Pupi Avati, un regista che ha saputo coniare diversi generi di film, dalla commedia all'horror, con una personalità tale che mi ha colpita molto, infatti troverete diversi film diretti da lui alla fabbrica.
Forse insieme alle finestre che ridono - suo capolavoro assoluto - è il suo miglior film horror.
Un horror unico nel suo genere, che si distanzia con una personalità sorprendente dalla trilogia di Romero, anche se riprende la figura dello zombie.
Il finale è assolutamente agghiacciante.
La versione estiva della rubrica dove si recensiscono film horror si arricchisce di nuovi titoli, tutti decisamente cult, come il film di cui parlo stasera, dalla prossima settimana ritornerà la versione settimanale ogni martedì - come notte horror ovviamente - con ben due titoli Macabro di Lamberto Bava, si proprio lui, il figlio del grande Mario, e il cult stracult per eccellenza Cannibal Holocaust.
In futuro ci saranno altri titoli...chi è mio amico su Facebook sa già quali sono questi film.
Andiamo a noi, torna il grande, anzi grandissimo Pupi Avati, che non ha nulla da invidiare a Dario Argento in quanto a horror, e dirige una sua personalissima visione della creatura zombie.
Lo fa ovviamente a modo suo, inscenando la storia di uno scrittore Gabriele Lavia, che decifra un messaggio nascosto nella macchina da scrivere regalatagli dalla moglie, in questo messaggio scopre una precisa zona, una specie di necropoli, dove i morti riprendono vita grazie ai terreni speciali denominati terreni k, che si trovano proprio in quella zona.
L'indagine non lo lascerà privo di pericoli, in cui cadranno parecchie maschere.
Qui, in questo film Pupi Avati si lancia spedito nello saventare gli spettatori, e ci riesce, e caspita se ci riesce, ed è capace anche di mescolare i generi, horror, e il thriller con l'indagine dello scrittore, si accorgerà che niente è come sembra.
Se non avete visto questo film, vi siete persi una gran cosa.
Qui non c'è l'epidemia, o l'apocalisse di Romero, ma soltanto una necropoli che riporta in vita i morti, e segreti celati dentro le mura della chiesa…
Vi ho stuzzicato la curiosità? Ne sono certa, quindi cari amici, se siete horrorofili, non perdete assolutamente questa chicca, entrerà sicuramente nei vostri cult.
Per me ha rappresentato una conferma - anche se non c'era proprio bisogno di altre conferme - del grande talento registico di Pupi Avati, un regista che ha saputo coniare diversi generi di film, dalla commedia all'horror, con una personalità tale che mi ha colpita molto, infatti troverete diversi film diretti da lui alla fabbrica.
Forse insieme alle finestre che ridono - suo capolavoro assoluto - è il suo miglior film horror.
Un horror unico nel suo genere, che si distanzia con una personalità sorprendente dalla trilogia di Romero, anche se riprende la figura dello zombie.
Il finale è assolutamente agghiacciante.
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