Club Silencio
Special Settimanale Curato da Arwen Lynch
Oggi si parla di Kim Ki-Duk, puntata speciale dedicata al regista coreano, che sto approfondendo in questo periodo.
Come avete già letto è una puntata speciale dedicata al regista coreano, che apprezzo moltissimo, vedere un suo film può cambiare la vostra vita in meglio.
Io che adoro il cinema orientale arrivare a lui è stato un po' come approfondire questa mia passione, il primo film l'ho visto per caso dopo aver preso con ciak il dvd di Primavera estate autunno inverno...e ancora prima vera, per me è stato una folgorazione quel film.
Il secondo invece mi è stato consigliato da un amico quando avevo i forum, ed è Ferro 3 - La Casa vuota, poi sono arrivati gli altri grazie all'amico Robydick che spero torni presto a scrivere nel suo bellissimo blog perchè per me è fondamentale, e la sua assenza pesa molto.
Voi mi direte ma come fa a piacerti uno che praticamente nei suoi film fa soffrire lo spettatore? Si mi piace, ma tranquilli non sono masochista, semplicemente perchè la sofferenza non è rivolta allo spettatore in se - non è certo sadico come Lars Von Trier e il suo Antichrist - ma è concentrata sulla storia, spesso i suoi film sono molto realistici, e nella vita tutti soffriamo, chi più, chi meno, ma soffriamo tutti, quindi perchè negarlo? Perchè nasconderlo?
Dopo Ferro 3 sono arrivati gli altri film che ho prontamente cercato e visto, alcuni devo recensirli ancora, altri li devo vedere, ma sono a buon punto, certo non sono tematiche facili.
Il film che preferisco è Pietà, lì davvero è riuscito a scuotermi fino al midollo, anche se poi ho dovuto guardare qualcos'altro per controbilanciare le sensazioni che ho provato, si mi ha fatto stare male ma lo ho apprezzato moltissimo, soprattutto per la capacità di esprimere il dolore di una madre per vendicare la morte del figlio, un film allucinante, che se non l'avete visto vi consiglio di farlo il prima possibile.
Le tematiche del cinema duckiano sono realismo assoluto, sincerità e poca verbosità.
Spesso i suoi film sono autentici pugni nello stomaco, avvolte hanno pochissimi dialoghi, altre volte sembrano quasi dei film muti, ma una cosa in comune tutti i suoi film ce l'hanno: la capacità di far provare emozioni allo spettatore, poco importa se sono di disgusto, o fanno star male, quello che conta è che non sono superficiali, e c'è sempre della empatia di fondo non dimentichiamocelo.
L'esempio calzante è il bellissimo L'arco dove qui davvero da il meglio di se, la storia si concentra su una ragazza promessa sposa di un uomo anziano, ma si innamora di un ragazzo giovane, e qui gioca con la gelosia in maniera incredibile, - ecco un altra tematica del cinema duckiano LA GELOSIA non dimenticatelo che sarà presente anche nel minore Time film che segna l'inizio della sua crisi creativa che sfocia nel film che devo ancora vedere Arirang - che ritroveremo ne L'isola e nel già citato Time.
Ecco due video tributo dedicati al regista
Come avete notato il suo cinema non si può classificare come semplice intrattenimento, è un cinema che sa parlare anche attraverso le scene, per questo a volte non ha bisogno di molti dialoghi, perchè è tutto concentrato sull'empatia di chi guarda.
Detto così sembra quasi di stare parlando di chissà quali opere complesse, e invece no; il cinema di Kim Ki-Duk a sorpresa si allontana dalla complessità, e si avvicina agli esseri umani attraverso il realismo, potrei finire qui il discorso sul suo cinema, perchè come ho detto prima è legato all'empatia, per questo fa così male guardare un suo film.
A differenza di Lars Von Trier che tocca anche a volte il disgusto dello spettatore, perchè gli piace provocare, Kim Ki-Duk, non tocca la provocazione, anzi la allontana proprio, preferendo cercare nello spettatore l'emozione, e la sua capacità di rapportarsi con la sua opera cinematografica, forse per questo ogni suo film ti tocca nel profondo.
Quindi il suo cinema non è solo cinema, ma un opera capace di vivere e parlare una lingua propria, e questo lo fanno soltanto i grandi autori, facendo di ogni film un opera autoriale che colpisce al cuore e al cervello, e se questo è ancora poco per voi allora non sapete cosa vi perdete.
Io ormai ne sono rimasta conquistata, e ora cercherò di vedere i film che mi mancano, sperando che riescano a colpirmi come hanno fatto quelle che ho visto, ma so già che succederà.
Noi ci rivedremo sabato prossimo con una puntata dedicata alla superstar di quest'anno, Ken Russell sempre allo stesso orario o giù di lì, ma infondo è questo il bello di questa rubrica.
A sabato prossimo, e per chi vuole partecipare mi scriva nella email, mi fa piacere collaborare a club silencio con qualcuno di voi.
Special Settimanale Curato da Arwen Lynch
Oggi si parla di Kim Ki-Duk, puntata speciale dedicata al regista coreano, che sto approfondendo in questo periodo.
Come avete già letto è una puntata speciale dedicata al regista coreano, che apprezzo moltissimo, vedere un suo film può cambiare la vostra vita in meglio.
Io che adoro il cinema orientale arrivare a lui è stato un po' come approfondire questa mia passione, il primo film l'ho visto per caso dopo aver preso con ciak il dvd di Primavera estate autunno inverno...e ancora prima vera, per me è stato una folgorazione quel film.
Il secondo invece mi è stato consigliato da un amico quando avevo i forum, ed è Ferro 3 - La Casa vuota, poi sono arrivati gli altri grazie all'amico Robydick che spero torni presto a scrivere nel suo bellissimo blog perchè per me è fondamentale, e la sua assenza pesa molto.
Voi mi direte ma come fa a piacerti uno che praticamente nei suoi film fa soffrire lo spettatore? Si mi piace, ma tranquilli non sono masochista, semplicemente perchè la sofferenza non è rivolta allo spettatore in se - non è certo sadico come Lars Von Trier e il suo Antichrist - ma è concentrata sulla storia, spesso i suoi film sono molto realistici, e nella vita tutti soffriamo, chi più, chi meno, ma soffriamo tutti, quindi perchè negarlo? Perchè nasconderlo?
Dopo Ferro 3 sono arrivati gli altri film che ho prontamente cercato e visto, alcuni devo recensirli ancora, altri li devo vedere, ma sono a buon punto, certo non sono tematiche facili.
Il film che preferisco è Pietà, lì davvero è riuscito a scuotermi fino al midollo, anche se poi ho dovuto guardare qualcos'altro per controbilanciare le sensazioni che ho provato, si mi ha fatto stare male ma lo ho apprezzato moltissimo, soprattutto per la capacità di esprimere il dolore di una madre per vendicare la morte del figlio, un film allucinante, che se non l'avete visto vi consiglio di farlo il prima possibile.
Spesso i suoi film sono autentici pugni nello stomaco, avvolte hanno pochissimi dialoghi, altre volte sembrano quasi dei film muti, ma una cosa in comune tutti i suoi film ce l'hanno: la capacità di far provare emozioni allo spettatore, poco importa se sono di disgusto, o fanno star male, quello che conta è che non sono superficiali, e c'è sempre della empatia di fondo non dimentichiamocelo.
L'esempio calzante è il bellissimo L'arco dove qui davvero da il meglio di se, la storia si concentra su una ragazza promessa sposa di un uomo anziano, ma si innamora di un ragazzo giovane, e qui gioca con la gelosia in maniera incredibile, - ecco un altra tematica del cinema duckiano LA GELOSIA non dimenticatelo che sarà presente anche nel minore Time film che segna l'inizio della sua crisi creativa che sfocia nel film che devo ancora vedere Arirang - che ritroveremo ne L'isola e nel già citato Time.
Ecco due video tributo dedicati al regista
Come avete notato il suo cinema non si può classificare come semplice intrattenimento, è un cinema che sa parlare anche attraverso le scene, per questo a volte non ha bisogno di molti dialoghi, perchè è tutto concentrato sull'empatia di chi guarda.
Detto così sembra quasi di stare parlando di chissà quali opere complesse, e invece no; il cinema di Kim Ki-Duk a sorpresa si allontana dalla complessità, e si avvicina agli esseri umani attraverso il realismo, potrei finire qui il discorso sul suo cinema, perchè come ho detto prima è legato all'empatia, per questo fa così male guardare un suo film.
A differenza di Lars Von Trier che tocca anche a volte il disgusto dello spettatore, perchè gli piace provocare, Kim Ki-Duk, non tocca la provocazione, anzi la allontana proprio, preferendo cercare nello spettatore l'emozione, e la sua capacità di rapportarsi con la sua opera cinematografica, forse per questo ogni suo film ti tocca nel profondo.
Quindi il suo cinema non è solo cinema, ma un opera capace di vivere e parlare una lingua propria, e questo lo fanno soltanto i grandi autori, facendo di ogni film un opera autoriale che colpisce al cuore e al cervello, e se questo è ancora poco per voi allora non sapete cosa vi perdete.
Io ormai ne sono rimasta conquistata, e ora cercherò di vedere i film che mi mancano, sperando che riescano a colpirmi come hanno fatto quelle che ho visto, ma so già che succederà.
Noi ci rivedremo sabato prossimo con una puntata dedicata alla superstar di quest'anno, Ken Russell sempre allo stesso orario o giù di lì, ma infondo è questo il bello di questa rubrica.
A sabato prossimo, e per chi vuole partecipare mi scriva nella email, mi fa piacere collaborare a club silencio con qualcuno di voi.
Io ho adorato "Ferro 3" e "Primavera, estate blablabla", ma da "Pietà" in poi è stata una delusione dietro l'altra...
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