Riguarda & Recensisci
Secondo appuntamento di quest'anno con il cinema di François Truffaut, il film selezionato oggi è senza dubbio uno dei suoi migliori titoli: L'Ultimo Metrò.
Ambientato durante la seconda guerra mondiale, narra la storia di Lucas Steiner, direttore di un teatro ebreo che si nasconde nei sotterranei del teatro per non finire in un campo di concentramento. Complice di tutto è la moglie, Marion, che prende il suo posto nella direzione, facendo credere a tutti che il marito è partito.
Tutto procede bene, nonostante ciò il piccolo mondo del teatro diventa il fulcro sul quale gli orrori della guerra sono preclusi.
La protagonista Marion Steiner, interpretata da una bravissima Catherine Deneuve dirige con tenacia quel teatro, e affronta tutto, tedeschi, censori, tutti, non cedendo di un millimetro la messa in scena per salvaguardare suo marito.
Quel teatro, inoltre diviene un piccolo mondo, dove i protagonisti sono soltanto loro gli attori - un discorso analogo Truffaut lo ha affrontato in Effetto Notte anche se in maniera diversa - ma ci sono anche i tecnici, le sarte, gli acconciatori e via dicendo.
Il teatro, inoltre diviene il simbolo di rifugio, che i parigini usano per poter stare al caldo, visto che a casa loro non hanno riscaldamenti dato la guerra.
C'è anche una fame di arte nel loro cuore, fame, che non viene persa nemmeno durante la guerra, ma devono far presto perchè alle 20:30 parte l'ultimo metrò per tornare a casa.
Bernard - interpretato da Gerard Depardieu - è l'ultimo entrato in quel piccolo mondo, scopriremo poi che è legato alla resistenza, ma durante tutto il film Truffaut non ci anticipa nulla, tutto viene descritto in maniera eccellente, come un puzzle che lo spettatore è chiamato a decifrare.
Saranno gli eventi, e soprattutto i sentimenti a cambiare quel piccolo mondo, che rimarrà un luogo di spettacolo a cui il pubblico può entrare soltanto per vedere la commedia in cartellone.
Si respira arte in questo film, soprattutto l'arte della recitazione, sia dentro che fuori dal palcoscenico, l'arte, messa in primo piano anche nella vita per poter salvare una vita umana.
Truffaut descrive il mondo come un grande teatro, in cui i protagonisti che recitano in palcoscenico lo fanno per divertire il pubblico, ma, una volta terminata la Piéce teatrale, è la vita che ti chiede di recitare un ruolo, di indossare una maschera per far si che le persone che amiamo non finiscano in un campo di concentramento a morire.
In conclusione, l'esempio perfetto di incrocio tra arte e vita, non poteva che essere narrato da un grande regista come François Truffaut, che evita astutamente di dedicarsi specificatamente alla seconda guerra mondiale, concentrandosi su un gruppo di attori dentro un teatro, e anche fuori.
Molto intensa la scena in cui Marion quasi picchia il marito che vuole costituirsi per non farlo uscire dal teatro evitando di mandarlo in un campo di concentramento.
Consigliatissimo se si vuole scoprire sia un altro capolavoro di Truffaut, sia per conoscerlo come autore, e come regista.
Voto: 9
Commenti
Posta un commento
Moderazione rimessa, NO SPAM