Uno sguardo intenso e drammatico sul mondo dei componenti della squadra antisommossa, i cosidetti celerini.
Stefano Sollima esordisce alla regia raccontando uno spaccato duro dell'italia di questi ultimi anni, e lo fa entrando dentro la squadra dei celerini, che sono uomini abituati alle maniere forti, avvolte andando persino contro i regolamenti del mantenimento dell'ordine pur di fare giustizia a modo loro.
Lo capisce un giovane celerino da poco entrato nel corpo, che da sbarbatello imparerà a sue spese a maturare guardando come la violenza può entrare anche nel corpo della polizia, che dovrebbe proteggere il cittadino piuttosto che abusare del suo potere.
La violenza genera altra violenza, e mentre sono impegnati negli stadi a manterere ordine, oppure ad arrestare prostitute, o anche cercare di mantenere ordine nelle manifestazioni di protesta, può succedere che la violenza nasca anche per una questione di tornaconto personale che non ha nulla a che fare con il mantenere ordine tra i cittadini.
I Celerini sono uomini abituati a manganellare, la violenza gli scorre a fianco, sono padri, mariti, figli, che vivono in un mondo in precario equilibrio tra il rispetto della legge e il picchiare solo per il gusto di farlo.
Chi è onesto non può che fare rispettare le regole e restare sempre fedele a se stesso, ma ci sono anche altre persone che si fanno corrompere dal loro potere, e allora è la fine per tutti.
Un film semidocumentaristico, piuttosto reale, che mette spietatamente in luce cosa è adesso il corpo dei celerini in italia, girato con assoluta sincerità da colpire lo spettatore dall'inizio alla fine, alla regia abbiamo Stefano Sollima che dimostra già all'esordio che quello che vuole raccontare lo racconta partendo dal presupposto che bisogna anche criticare chi il potere dato dallo stato lo usa non per proteggere, ma per approfittare e cercare di trarne vantaggio sui più deboli.
Uno spaccato drammatico e crudele sulla violenza che è raccontata non facendo un romanzetto, ma per come realmente è, senza mascheramenti inutili, lo dimostrano le carrellate della macchina da presa dritte sulle manifestazioni, sugli stadi, che sono un autentico pugno allo stomaco per lo spettatore.
E' un film assolutamente da vedere, per riflettere su chi approfitta dei più deboli, ma con una lezione data dal celerino onesto all'ultimo li denuncia a tutti restando fedele a se stesso e non si fa corrompere, perchè il potere deve essere usato per proteggere i cittadini, non per picchiare persone innocenti e inermi.
Impareranno la lezione?
DA NON PERDERE
Stefano Sollima esordisce alla regia raccontando uno spaccato duro dell'italia di questi ultimi anni, e lo fa entrando dentro la squadra dei celerini, che sono uomini abituati alle maniere forti, avvolte andando persino contro i regolamenti del mantenimento dell'ordine pur di fare giustizia a modo loro.
Lo capisce un giovane celerino da poco entrato nel corpo, che da sbarbatello imparerà a sue spese a maturare guardando come la violenza può entrare anche nel corpo della polizia, che dovrebbe proteggere il cittadino piuttosto che abusare del suo potere.
La violenza genera altra violenza, e mentre sono impegnati negli stadi a manterere ordine, oppure ad arrestare prostitute, o anche cercare di mantenere ordine nelle manifestazioni di protesta, può succedere che la violenza nasca anche per una questione di tornaconto personale che non ha nulla a che fare con il mantenere ordine tra i cittadini.
I Celerini sono uomini abituati a manganellare, la violenza gli scorre a fianco, sono padri, mariti, figli, che vivono in un mondo in precario equilibrio tra il rispetto della legge e il picchiare solo per il gusto di farlo.
Chi è onesto non può che fare rispettare le regole e restare sempre fedele a se stesso, ma ci sono anche altre persone che si fanno corrompere dal loro potere, e allora è la fine per tutti.
Un film semidocumentaristico, piuttosto reale, che mette spietatamente in luce cosa è adesso il corpo dei celerini in italia, girato con assoluta sincerità da colpire lo spettatore dall'inizio alla fine, alla regia abbiamo Stefano Sollima che dimostra già all'esordio che quello che vuole raccontare lo racconta partendo dal presupposto che bisogna anche criticare chi il potere dato dallo stato lo usa non per proteggere, ma per approfittare e cercare di trarne vantaggio sui più deboli.
Uno spaccato drammatico e crudele sulla violenza che è raccontata non facendo un romanzetto, ma per come realmente è, senza mascheramenti inutili, lo dimostrano le carrellate della macchina da presa dritte sulle manifestazioni, sugli stadi, che sono un autentico pugno allo stomaco per lo spettatore.
E' un film assolutamente da vedere, per riflettere su chi approfitta dei più deboli, ma con una lezione data dal celerino onesto all'ultimo li denuncia a tutti restando fedele a se stesso e non si fa corrompere, perchè il potere deve essere usato per proteggere i cittadini, non per picchiare persone innocenti e inermi.
Impareranno la lezione?
DA NON PERDERE
Spero di andarlo a vedere presto, ritengo l'argomento interessante. Anche perché alla fine degli anni 70 qualche manganellata l'ho ricevuta da questi squadristi codardi che caricavano sugli studenti disarmati.
RispondiEliminaGli studenti cambiano, le lotte sono diverse come gli slogan e gli striscioni, ma i celerini continuano a caricare e a uccidere.
eh si hai ragione ^_^
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