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Kotoko

 

Ancora Shinya Tsukamoto, amici miei, questo regista mi ha letteralmente conquistata, e continuo a guardare i suoi film, e mi sorprendo che film dopo film mi piace sempre di più.




Kotoko è una pellicola strana disturbante, potrebbe non piacere a tutti lo sottolineo, anche perché Tsukamoto questa volta ci fa entrare in una discesa agli inferi nella malattia della protagonista, ma, non approfondisce le argomentazioni, a lui non interessa, preferisce farci vivere le paure, gli orrori che Kotoko vive nella sua malattia, che malattia?
Non è schizofrenia, lei vede le persone doppie, ma è solo una sua allucinazione che la tormenta e da cui lotta per difendere il suo bambino a cui farà del male e per questo motivo glielo toglieranno.
Ve lo dico subito, non si esce indenni da questo film, no perché Tsukamoto ti fa sentire sulla tua pelle, tutta la paura che arriva dalla malattia della protagonista, interpretata dalla cantante Cocco che qui è davvero bravissima.
Film che a Venezia ha vinto nella sezione orizzonti, forse il suo unico limite è quello di non approfondire il personaggio, e limitarsi di esporre la sua malattia, ma entrare nella sua testa è qualcosa di terribile che ti segna dentro, e Shinya Tsukamoto fa proprio questo, non narra una storia, te la fa vivere fino al profondo, e ha un finale enigmatico e quasi incomprensibile che non rivelo, dovete guardarlo per poterlo capire.
Mi è certamente piaciuto, ma riconosco che non è un film perfetto, però davanti a Tsukamoto possiamo chiudere un occhio dato che ci ha addentrati nell'inferno della protagonista facendoci urlare di paura, e questo basta.
Per chi si accontenta ovviamente, perché ha voluto narrare una storia in questo modo? Penso che l'abbia fatto per far vivere la terribile malattia della protagonista agli spettatori, e già di per se è una cosa allucinante, come per dire, caro spettatore, prendi tutta l'empatia che hai in corpo e guarda questo film.
Terribile, in senso positivo del termine ovviamente.
Buona Visione.




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