Seconda visione di questo grandissimo film diretto da Jean-Luc Godard cominciata ieri, e terminata appena poco fa, ho deciso di rivederlo proprio con l'intenzione di scrivere una recensione subito dopo.
Ero decisa a scrivere una bella recensione, perchè il cinema d'autore, soprattutto quello che ha ispirato orde di nuovi autori cambiando il cinema, merita una attenzione particolare, e sapete che le cose alla fabbrica sono un pochino cambiate, e allora diamoci dentro.
La prima volta che l'ho visto non mi piacque molto, forse non ero abbastanza in forma per apprezzarlo, dopo la seconda visione però l'ho rivalutato.
Credo che Godard abbia fatto uno dei suoi migliori film, soprattutto per quanto riguarda l'impatto drammatico che non lascia spazio a facili sentimentalismi, il film è ispirato tra l'altro dal film Francesco Giullare di Dio di Roberto Rossellini, soprattutto per quanto riguarda la costruzione a episodi, si hanno rimandi persino al cinema muto, per le didascalie con le quali il film è suddiviso, ora non ho visto il film di Rossellini, ma prestissimo lo farò ve lo prometto.
Andiamo a noi, il film racconta di una donna, che lascia il marito e il figlio per realizzare il sogno di essere un attrice, ma ben presto si trova dentro una realtà ben diversa di come se l'è aspettata, inizia con il lavoro in un negozio di dischi - girato tutto in piano sequenza da precisare - l'affitto non riesce a pagarlo in tempo, e la padrona la caccia di casa, c'è una sequenza in un cinema dove va a vedere La Passione di Giovanna D'arco di Carl Theodore Dreyer, dove Nanà, la protagonista, interpretata dall'allora moglie di Godard: Anna Karina si identifica con il personaggio del film versando grandi lacrime - la scena è molto suggestiva e particolare, Godard sceglie di fare provare allo spettatore lo stesso dolore di Nanà. - dopo essere stata accusata di aver rubato mille franchi, vede una donna sul marciapiede e comincia a prostituirsi, ma la ragazza non sa esattamente come farsi pagare.
E' Yvette che le dice esattamente come fare per farsi pagare e allora decide di essere una prostituta, scrivendo una lettera ad una tenutaria, per lavorare in una casa d'appuntamenti.
Qui incontra Raoul che si offre come "protettore", e ben presto la ragazza diventa più spigliata, le cose si complicheranno quando un cliente si innamorerà di lei e la convincerà a lasciare il marciapiede.
Questa è la Mia Vita è un film che non lascia spazio a scene confortanti, anzi è imperniato di un dolore lacerante, come se noi fossimo spettatori della discesa agli inferi che inghiottirà sempre di più Nanà sottolineando che le scelte che si fanno avvolte ci imprigionano sempre di più in qualcosa di cui è impossibile lasciare, e che l'amore che abbiamo di fronte non è una via facile per uscire dal baratro, anzi...è tutt'altro.
Godard comunque per dirigere il film ha preso spunto da un inchiesta giornalistica Où es est la prostitution? Del giudice Marcel Sacotte pubblicata nel 1959, che analizza almeno 2000 casi di prostituzione dal 1950.
Questa è la mia vita ha vinto il premio speciale della giuria alla 27a edizione della mostra del cinema di Venezia.
L'apparente freddezza del film in realtà descrive chiaramente un umanità dentro qualcosa che non gli appartiene, o meglio quando è dentro situazioni in cui si è cacciato più per necessità che per quello che volevano davvero.
Capolavoro, non c'è altro da dire.
Voto: 9 e 1/2
Ero decisa a scrivere una bella recensione, perchè il cinema d'autore, soprattutto quello che ha ispirato orde di nuovi autori cambiando il cinema, merita una attenzione particolare, e sapete che le cose alla fabbrica sono un pochino cambiate, e allora diamoci dentro.
La prima volta che l'ho visto non mi piacque molto, forse non ero abbastanza in forma per apprezzarlo, dopo la seconda visione però l'ho rivalutato.
Credo che Godard abbia fatto uno dei suoi migliori film, soprattutto per quanto riguarda l'impatto drammatico che non lascia spazio a facili sentimentalismi, il film è ispirato tra l'altro dal film Francesco Giullare di Dio di Roberto Rossellini, soprattutto per quanto riguarda la costruzione a episodi, si hanno rimandi persino al cinema muto, per le didascalie con le quali il film è suddiviso, ora non ho visto il film di Rossellini, ma prestissimo lo farò ve lo prometto.
Andiamo a noi, il film racconta di una donna, che lascia il marito e il figlio per realizzare il sogno di essere un attrice, ma ben presto si trova dentro una realtà ben diversa di come se l'è aspettata, inizia con il lavoro in un negozio di dischi - girato tutto in piano sequenza da precisare - l'affitto non riesce a pagarlo in tempo, e la padrona la caccia di casa, c'è una sequenza in un cinema dove va a vedere La Passione di Giovanna D'arco di Carl Theodore Dreyer, dove Nanà, la protagonista, interpretata dall'allora moglie di Godard: Anna Karina si identifica con il personaggio del film versando grandi lacrime - la scena è molto suggestiva e particolare, Godard sceglie di fare provare allo spettatore lo stesso dolore di Nanà. - dopo essere stata accusata di aver rubato mille franchi, vede una donna sul marciapiede e comincia a prostituirsi, ma la ragazza non sa esattamente come farsi pagare.
E' Yvette che le dice esattamente come fare per farsi pagare e allora decide di essere una prostituta, scrivendo una lettera ad una tenutaria, per lavorare in una casa d'appuntamenti.
Qui incontra Raoul che si offre come "protettore", e ben presto la ragazza diventa più spigliata, le cose si complicheranno quando un cliente si innamorerà di lei e la convincerà a lasciare il marciapiede.
Questa è la Mia Vita è un film che non lascia spazio a scene confortanti, anzi è imperniato di un dolore lacerante, come se noi fossimo spettatori della discesa agli inferi che inghiottirà sempre di più Nanà sottolineando che le scelte che si fanno avvolte ci imprigionano sempre di più in qualcosa di cui è impossibile lasciare, e che l'amore che abbiamo di fronte non è una via facile per uscire dal baratro, anzi...è tutt'altro.
Godard comunque per dirigere il film ha preso spunto da un inchiesta giornalistica Où es est la prostitution? Del giudice Marcel Sacotte pubblicata nel 1959, che analizza almeno 2000 casi di prostituzione dal 1950.
Questa è la mia vita ha vinto il premio speciale della giuria alla 27a edizione della mostra del cinema di Venezia.
L'apparente freddezza del film in realtà descrive chiaramente un umanità dentro qualcosa che non gli appartiene, o meglio quando è dentro situazioni in cui si è cacciato più per necessità che per quello che volevano davvero.
Capolavoro, non c'è altro da dire.
Voto: 9 e 1/2
questa pellicola me la devo recuperare!
RispondiEliminasi fallo, ti piacerà, poi è sempre un bene guardare le opere dei maggiori rappresentanti della nouvelle vague :)
EliminaLo ricordo vagamente, ma lo devo rivedere ..
RispondiEliminaGrazie amica mia..
Bacio!
we nella, rivedilo mi raccomando eh? Così ti vengo a leggere :)
Eliminatrovato, sono curioso :)
RispondiEliminaforza guardatelo e poi dimmi se ti è piaciuto ^_^
EliminaConcordo, anche a secondo me è uno dei Godard migliori! Nonchè avanti all'epoca, per certe scelte stilistiche dell'inquadratura, esempio, la scena del dialogo al bar, è interessantissima.
RispondiEliminasi ci sono parecchie scene molto belle, Godard ha costruito un film che colpisce, ma è l'impatto drammatico il suo punto forte :)
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