Ciao a tutti amici, dunque questa sera mi appresto a recensire un film che alla fabbrica mancava, Il Settimo Sigillo del mio amatissimo Ingmar Bergman, l'altra volta ero sulla pagina facebook, e mi apprestavo a fare gli album fotografici dei film che ho recensito qui sul blog, ero fermamente convinta di averlo recensito, ma una volta arrivata al blog la recensione non c'era...eh si, mi sono accorta che non l'avevo scritta.
Lo faccio stasera, forte della revisione, così la recensione è fresca, immediata e più ispirata.
Il film parla del senso della vita attraverso una umanità in bilico, in preda alla pestilenza - il film è ambientato nel medioevo - in preda a fanatismi religiosi che vedono il male dappertutto vedi la ragazza che parla con il diavolo ad esempio; e persone come lo scudiero più materialiste, che non credono in Dio, ma solo a cosa possono ottenere dalla vita. Al centro, c'è la partita a scacchi tra il cavaliere Antonious Block e la morte che è venuta a prenderselo.
Una partita già persa in partenza, aggrappato com'è il cavaliere anche a un briciolo di vita in più, poter respirare e vivere mostrando una paura della morte che mette in crisi la sua fede.
Evitare l'inevitabile è possibile? Giocare una partita con la morte per poter continuare a vivere? Sembra uno scherzo, ma invece è pure realtà.
Il film è un lungo intermezzo allegorico sull'umanità, sul suo rapporto con Dio, sulla fede, e sulle sue paure, sulle intolleranze, che sono da sempre presenti nell'uomo, il film è incentrato su questo, e Ingmar Bergman da grande regista profondo qual'è, parla con enfasi, e disegna il ritratto di un umanità, che in nome di Dio - o di una presunta purezza - ucciderebbe persino degli esseri umani innocenti, infatti si da la colpa alla ragazza per la peste che ha invaso il villaggio.
In tutto questo Antonious Block vaga incontrando una famiglia di saltinbacchi, dei giocolieri imparando le cose fondamentali della vita, ovvero la misericordia, si lui lo è, nonostante la sua paura per la morte lui dimostra tolleranza verso quella ragazza, e soprattutto verso il giocoliere, picchiato all'osteria, da un uomo che cerca sua moglie, lui crede sia scappata col giocoliere.
In tutto questo universo, la morte incombe presente, costante, quasi come se attendesse all'uscio il cavaliere, lui sa come andranno a finire i giochi, è il cavaliere che si aggrappa ancora alla vita, alla ricerca di un senso per continuare a vivere, ad esistere, sfidando la sorte, ma il destino è ormai stato scritto, e nonostante tutto dovrà accettarlo.
Il film si apre con una frase tratta dall'apocalisse di Giovanni:
Quando l'agnello aprì il settimo sigillo nel cielo si fece un silenzio di circa mezz'ora e vidi i sette angeli che stavano dinnanzi a Dio e furono loro date sette trombe.
Il film è uno dei più famosi di Ingmar Bergman, da tutti ritenuto un capolavoro assoluto, questa non è certo la prima volta che lo vedo, l'ho fatto per recensirlo nel blog e aggiungere il titolo agli altri presenti alla fabbrica, perchè non è certo un film che può mancare in un blog di cinema che si rispetti.
Questo film è anche l'esempio di come il cinema può essere espresso come pura arte, non solo opera per intrattenere, infatti il film è un autentica opera d'arte, con le tematiche care a Bergman, come l'uomo alle prese con la fede in Dio, le sue domande verso qualcosa di impalpabile, i suoi dubbi e qui incentrate in profondità ci sono persino le sue paure, ma ne ho parlato ampiamente nella recensione, dico soltanto che è un opera che lascia qualcosa di personale, in base alla persona che si trova davanti, ma che una volta visto diventa parte di te e della tua vita.
In conclusione, un film immenso, indimenticabile, che nonostante i suoi 57 anni di età, rimane tutt'ora attuale, e nonostante il tema funebre, il senso del film è molto diverso, ciò che è importante lo capisci tu, si proprio tu che mi stai leggendo, oppure tu, o anche tu, è un film che parla nell'intimo o nel profondo, attraverso allegorie e metafore della vita, di cosa è importante per l'umanità o l'uomo in generale, un film capace di far riflettere ognuno di noi su quella magnifica e grande cosa che ha creato l'universo, ovvero Dio.
Voto: 10
Lo faccio stasera, forte della revisione, così la recensione è fresca, immediata e più ispirata.
Il film parla del senso della vita attraverso una umanità in bilico, in preda alla pestilenza - il film è ambientato nel medioevo - in preda a fanatismi religiosi che vedono il male dappertutto vedi la ragazza che parla con il diavolo ad esempio; e persone come lo scudiero più materialiste, che non credono in Dio, ma solo a cosa possono ottenere dalla vita. Al centro, c'è la partita a scacchi tra il cavaliere Antonious Block e la morte che è venuta a prenderselo.
Una partita già persa in partenza, aggrappato com'è il cavaliere anche a un briciolo di vita in più, poter respirare e vivere mostrando una paura della morte che mette in crisi la sua fede.
Evitare l'inevitabile è possibile? Giocare una partita con la morte per poter continuare a vivere? Sembra uno scherzo, ma invece è pure realtà.
Il film è un lungo intermezzo allegorico sull'umanità, sul suo rapporto con Dio, sulla fede, e sulle sue paure, sulle intolleranze, che sono da sempre presenti nell'uomo, il film è incentrato su questo, e Ingmar Bergman da grande regista profondo qual'è, parla con enfasi, e disegna il ritratto di un umanità, che in nome di Dio - o di una presunta purezza - ucciderebbe persino degli esseri umani innocenti, infatti si da la colpa alla ragazza per la peste che ha invaso il villaggio.
In tutto questo Antonious Block vaga incontrando una famiglia di saltinbacchi, dei giocolieri imparando le cose fondamentali della vita, ovvero la misericordia, si lui lo è, nonostante la sua paura per la morte lui dimostra tolleranza verso quella ragazza, e soprattutto verso il giocoliere, picchiato all'osteria, da un uomo che cerca sua moglie, lui crede sia scappata col giocoliere.
In tutto questo universo, la morte incombe presente, costante, quasi come se attendesse all'uscio il cavaliere, lui sa come andranno a finire i giochi, è il cavaliere che si aggrappa ancora alla vita, alla ricerca di un senso per continuare a vivere, ad esistere, sfidando la sorte, ma il destino è ormai stato scritto, e nonostante tutto dovrà accettarlo.
Il film si apre con una frase tratta dall'apocalisse di Giovanni:
Quando l'agnello aprì il settimo sigillo nel cielo si fece un silenzio di circa mezz'ora e vidi i sette angeli che stavano dinnanzi a Dio e furono loro date sette trombe.
Il film è uno dei più famosi di Ingmar Bergman, da tutti ritenuto un capolavoro assoluto, questa non è certo la prima volta che lo vedo, l'ho fatto per recensirlo nel blog e aggiungere il titolo agli altri presenti alla fabbrica, perchè non è certo un film che può mancare in un blog di cinema che si rispetti.
Questo film è anche l'esempio di come il cinema può essere espresso come pura arte, non solo opera per intrattenere, infatti il film è un autentica opera d'arte, con le tematiche care a Bergman, come l'uomo alle prese con la fede in Dio, le sue domande verso qualcosa di impalpabile, i suoi dubbi e qui incentrate in profondità ci sono persino le sue paure, ma ne ho parlato ampiamente nella recensione, dico soltanto che è un opera che lascia qualcosa di personale, in base alla persona che si trova davanti, ma che una volta visto diventa parte di te e della tua vita.
In conclusione, un film immenso, indimenticabile, che nonostante i suoi 57 anni di età, rimane tutt'ora attuale, e nonostante il tema funebre, il senso del film è molto diverso, ciò che è importante lo capisci tu, si proprio tu che mi stai leggendo, oppure tu, o anche tu, è un film che parla nell'intimo o nel profondo, attraverso allegorie e metafore della vita, di cosa è importante per l'umanità o l'uomo in generale, un film capace di far riflettere ognuno di noi su quella magnifica e grande cosa che ha creato l'universo, ovvero Dio.
Voto: 10
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