Kinetta è il capolavoro che non ti aspetti, ma anche quello duro da mandare giù.
Film particolarissimo e difficile, molto difficile.
Durante la visione credi di stare guardando una buffonata, ma poi ti accorgi che così non è: un gruppo di tre persone, in tutto saranno due uomini e una ragazza, che ricreano situazioni di violenza domestica ispirati a fatti realmente accaduti, o anche inventati al momento da loro stessi: ci rimarranno imprigionati.
Non è come ho detto prima un film facile, descrive situazioni di violenza impresse in pellicola, come se i protagonisti narcisisticamente trovassero una specie di appagamento nel riprendere queste situazioni.
La regia è del greco Yorgos Lanthymos, di cui ho già recensito Dogtooth, tempo fa.
Questo film potrebbe anticipare le tematiche di quello che sarà il suo seguente film, il già citato Dogtooth, in questo film però non ci sono le sbarre invisibili presenti nel suo seguente film, ma ne anticipa le tematiche, la trama è spesso priva di dialoghi concisi, che effettivamente in questo film ci stanno benissimo.
Il film è tutto un susseguire di costruzioni di situazioni di violenza che vengono registrate nella pellicola di uno dei due uomini filma con la telecamera, l'altro uomo invece con la ragazza "recita" - e vi assicuro che scritto così non è un eufemismo, - le situazioni che poi vengono impresse in pellicola.
Lanthymos non esprime però le motivazioni che spingono queste persone a compiere questi gesti e poi filmarli, si limita solo a raccontarli, come fosse un terzo testimone invisibile e silenzioso, filma con una fotografia scarna, a tratti sembra che la mdp sia portata addirittura a spalla, come se stesse filmando qualcosa di realistico, nudo e crudo.
Un film pesantissimo, - la mia non è una critica negativa anzi - ma capace di suscitare nello spettatore sentimenti contrastanti sullo stato delle persone, ma soprattutto il bisogno di filmarsi recitando situazioni di violenza che tocca vertici sadomasochistici - non in termini sessuali però - sul bisogno di violenza per sentirsi vivi.
Si perchè è proprio questo bisogno di violenza che spinge i nostri tre protagonisti a filmarsi, forse per trovare una loro identità? Può darsi, qualunque sia l'interpretazione che volete dare al film potrà essere corretta, come anche no, le impressioni che ho avuto durante la visione sono una cieca paralisi verso la propria personalità, che è assoggettata alla macchina da presa durante le scene simulate, e anche il piacere di guardare o di essere guardati durante questi atti.
I protagonisti ad un certo punto si muovono come automi incapaci di reagire, lì mi sono un po' impressionata perchè non c'è stato uno di loro che si è ribellato alla sottomissione della mdp.
In sintesi Kinetta, è una celebrazione alla sottomissione, piacevole, volontaria o no, sempre quella è, se poi a filmare il tutto c'è un autore tra i più celebrativi degli ultimi anni - e ingiustamente disconosciuto in italia, dove i suoi film ancora non sono usciti al cinema - che merita senza dubbio una visione, una? Una, dieci o centomila, a seconda delle impressioni che vi ha dato il film; una sicuramente è dovuta...almeno.
Voto: 10
Film particolarissimo e difficile, molto difficile.
Durante la visione credi di stare guardando una buffonata, ma poi ti accorgi che così non è: un gruppo di tre persone, in tutto saranno due uomini e una ragazza, che ricreano situazioni di violenza domestica ispirati a fatti realmente accaduti, o anche inventati al momento da loro stessi: ci rimarranno imprigionati.
Non è come ho detto prima un film facile, descrive situazioni di violenza impresse in pellicola, come se i protagonisti narcisisticamente trovassero una specie di appagamento nel riprendere queste situazioni.
La regia è del greco Yorgos Lanthymos, di cui ho già recensito Dogtooth, tempo fa.
Questo film potrebbe anticipare le tematiche di quello che sarà il suo seguente film, il già citato Dogtooth, in questo film però non ci sono le sbarre invisibili presenti nel suo seguente film, ma ne anticipa le tematiche, la trama è spesso priva di dialoghi concisi, che effettivamente in questo film ci stanno benissimo.
Il film è tutto un susseguire di costruzioni di situazioni di violenza che vengono registrate nella pellicola di uno dei due uomini filma con la telecamera, l'altro uomo invece con la ragazza "recita" - e vi assicuro che scritto così non è un eufemismo, - le situazioni che poi vengono impresse in pellicola.
Lanthymos non esprime però le motivazioni che spingono queste persone a compiere questi gesti e poi filmarli, si limita solo a raccontarli, come fosse un terzo testimone invisibile e silenzioso, filma con una fotografia scarna, a tratti sembra che la mdp sia portata addirittura a spalla, come se stesse filmando qualcosa di realistico, nudo e crudo.
Un film pesantissimo, - la mia non è una critica negativa anzi - ma capace di suscitare nello spettatore sentimenti contrastanti sullo stato delle persone, ma soprattutto il bisogno di filmarsi recitando situazioni di violenza che tocca vertici sadomasochistici - non in termini sessuali però - sul bisogno di violenza per sentirsi vivi.
Si perchè è proprio questo bisogno di violenza che spinge i nostri tre protagonisti a filmarsi, forse per trovare una loro identità? Può darsi, qualunque sia l'interpretazione che volete dare al film potrà essere corretta, come anche no, le impressioni che ho avuto durante la visione sono una cieca paralisi verso la propria personalità, che è assoggettata alla macchina da presa durante le scene simulate, e anche il piacere di guardare o di essere guardati durante questi atti.
I protagonisti ad un certo punto si muovono come automi incapaci di reagire, lì mi sono un po' impressionata perchè non c'è stato uno di loro che si è ribellato alla sottomissione della mdp.
In sintesi Kinetta, è una celebrazione alla sottomissione, piacevole, volontaria o no, sempre quella è, se poi a filmare il tutto c'è un autore tra i più celebrativi degli ultimi anni - e ingiustamente disconosciuto in italia, dove i suoi film ancora non sono usciti al cinema - che merita senza dubbio una visione, una? Una, dieci o centomila, a seconda delle impressioni che vi ha dato il film; una sicuramente è dovuta...almeno.
Voto: 10
secondo me Kinetta e Kynodontas ( o Dogtooth che dir si voglia ) sono le due facce di una stessa medaglia , parlano sempre di linguaggio aberrato e aberrante e la stessa cosa succederà anche in Alps....comunque Lanthimos lascia veramente il segno...
RispondiEliminasi, una volta che lo vedi non lo dimentichi più :)
EliminaConcordando con bradipo; il linguaggio di base è lo stesso per tutto, finora ( aspettiamo di vedere cosa il greco ci proporrà con "The Lobster"), il cinema di Lanthimos. Per tematica propria, invece, "Kinetta" trova molti più punti in comune con "Alps", a mio avviso: in entrambi emerge questa necessità della "rappresentazione / immedesimazione" in situazioni e vite altrui... Grande esordio comunque!
RispondiEliminasi decisamente, Alps dovrei vederlo a breve, non è stato facile trovarlo ma l'ho beccato sia perchè apprezzo molto Lanthymos - e il greco nella sua rappresentazione personale della violenza e sopraffazione non ha nulla da invidiare a un altro grande autore che è Haneke - poi perchè come giustamente dici tu c'è la rappresentazione, che è un po' quello che ho detto io, Alps non vedo l'ora di vederlo anche per confrontarlo con questo film :)
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