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La Damigella D'onore - La Demoiselle D'Honneur

Colgo l'occasione di annunciare l'esordio alla fabbrica di un autore da me molto apprezzato, ma che non ho sviluppato in pieno, ho sempre visto i suoi film a cominciare da L'inferno, prossimamente da me recensito qui alla fabbrica, che anni fa ho registrato in televisione, approfittando delle revisioni, di qui questo film è il quarto appuntamento, ecco che comincio a recensire i film di Claude Chabrol, un altro bravo ragazzo della Nouvelle Vague, insieme a Truffaut e Godard.
La Damigella D'onore è un film hitchcockiano, con al centro una passione malata, un amore assoluto, che vede un giovane che si occupa praticamente della sua famiglia, che si innamora di una strana ragazza, cugina dello sposo, venuta  a fare da damigella d'onore alle nozze di sua sorella.
Basta solo un incrocio di sguardi perchè scocchi il colpo di fulmine, ma come prova d'amore lei gli chiede di uccidere uno sconosciuto per amor suo, e lo stesso fa lei per lui.

Laura Smet è Senta una femme fatale, che somiglia a una mantide religiosa, tesse la sua tela per intrappolare Benoit Magimel, ovvero Philippe.
Si concede, poi non risponde al telefono, e lui la cerca si chiede perchè a casa sua non ci siano testi teatrali dato che lei dice di fare teatro, lei alterna momenti di assoluta passione a silenzi incomprensibili, aumentando l'ansia e la passione in Pilippe che si ritrova ormai innamorato perso di lei.
Quando le cose cominciano a farsi pericolose, lui all'inizio sottovaluta tutto, senza sapere che lei invece le cose le fa sul serio, così comincia ad inventarsi di aver ucciso un barbone, lei il giorno dopo gli dice di aver ucciso un amico di sua madre, con cui aveva una storia, il ragazzo però vuole vederci chiaro...perchè mai le persone ch e dicono di aver ucciso sono vive e vegete?
C'è qualcosa che non quadra, a peggiorare il tutto ci si mette pure la sorella più piccola di Philippe, una cleptomane, che è stata beccata per aver rubato della merce in un negozio, dopo aver rubato soldi in casa, lui è ancora più confuso, sembra sia stato uno scherzo di cattivo gusto, una burla, da cui uscire (quasi) illesi, quando però la polizia gli dice che c'è stato un omicidio, e l'arma usata è stata un pugnale di vetro (indovinate di chi?) sembra intrappolato nella rete, anche perchè l'amico di sua madre che lui ha trovato illeso, è effettivamente morto subito dopo il suo arrivo a casa sua.
Che sia il principale sospettato? Gli omicidi da immaginari, sembrano essere diventati reali, subito dopo l'effettivo ritrovamento di cadaveri in casa di Senta, che gli chiede di aiutarla a sbarazzarsi di loro, lui è ormai inerme nella sua rete, un ebete capace ormai di fare qualsiasi cosa Senta gli chieda di fare.
E che bella sorpresa è stato questo film, sia alla prima che alla seconda visione, Claude Chabrol sembra aver imparato alla perfezione la lezione di Alfred Hitchcock, e come un allievo la mette in pratica sullo schermo dirigendo un noir torbido e perverso, con una femme fatale irresistibile, innocente e perversa allo stesso tempo, incarnata dalla bravissima Laura Smet.
E' un thriller psicologico simile a una scatola cinese, in cui ci sono parecchi colpi di scena, che non ti aspetti, e arrivano lentamente, avvolgendoti nella rete della mantide, come il povero Philippe, e pensare che il soggetto è tratto dal romanzo di Ruth Rendell Il Pugnale di Vetro, di cui questo film è la traduzione.
Un giallo a tinte forti capace di atterrirti e restare impresso a lungo.
Non un capolavoro ma un buon film.
Voto 7 e 1/2






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