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Mister Lonely

Analizziamo l'inizio del film:
mentre Bobby Vinton canta la canzone che da il titolo al film Mister Lonely, vediamo uno pseudo Michael Jackson, sopra un triciclo sulla strada...un inizio surreale ed insolito per un film che praticamente si fonda su delle maschere.

Ma chi sono queste maschere? Persone che praticamente per sentirsi vivi impersonano personaggi famosi e vivono in una comune, dove puoi incontrare, Madonna, Charlie Chaplin, Marilyn Monroe e Shirley Temple, e vivono felici in questa isola un po' lontana dal mondo.
Il film è suddiviso in due gruppi di persone, il primo gruppo è quello di cui ho parlato poco fa, il secondo si tratta di un prete - una chiara allegoria e presa in giro della chiesa cattolica con i suoi miracoli da barraccone - che gira con il suo aeroplano e per un motivo sconosciuto, comprende che le suore che si sono buttate dal velivolo, senza paracadute, sono rimaste vive.

Si pensa  a un miracolo, tranne nel finale in cui tutto casca come un castello di carte.
Ho sempre sospettato secondo una mia precisa interpretazione, che ci fosse un legame tra le due storie, che fossero in un certo senso collegate.
Lo si può constatare dal fatto che quando il sogno, o l'illusione di essere un famoso personaggio ti dava sicurezza e coraggio nel mondo che immaginavi, allora poteva succedere di tutto, come appunto anche le suore che potevano buttarsi sul paracadute; una volta che le maschere sono state buttate giù, e Marilyn Monroe compie un gesto disperato perchè non riesce ad accettare se stessa, e qui non vi dico nient'altro per non spoilerare, ecco che la realtà piomba come un fulmine a ciel sereno, squarciando quel velo mistico e divino, che aveva fatto gridare al miracolo delle suore, ecco che le persone che si nascondono dietro un volto famoso non riescono ad accettare la realtà e conviverci, perchè non vogliono vivere nella realtà, o sono troppo fragili per essere se stessi, o troppo finti per avere il coraggio di gettare la maschere ed essere se stessi.
Il linguaggio metacinematografico di Harmony Korine non è banale, tutti ci nascondiamo dietro a una maschera, ma se per i protagonisti la maschera è reale, e una volta capita e accettata la realtà hanno il coraggio di essere se stessi gettandola via - l'unico che lo fa è colui che si nasconde dietro Michael Jackson, stanco di recitare dietro a un personaggio che non lo rappresenta - per noi, pubblico che guardiamo il film la maschera è solo una metafora, una allegoria, un illusione che ci costruiamo sin da quando veniamo al mondo, chi è capace di buttare la maschera mostrando se stesso, spesso non è capito come quello che la tiene ben piantata in faccia.
La realtà è che noi esseri umani viviamo nella finzione, ed è proprio questo che vuole gridare Harmony Korine, da sempre un regista capace di guardare nel profondo l'animo umano con i suoi film, e lo fa anche con questo, a mio avviso un opera matura e ben diretta, una parodia degli esseri umani, o forse per meglio dire una denuncia alla falsità dell'umanità.
Da molti considerato un opera minore, è invece il canto del cigno di un regista capace di parlare in modo diretto e acuto, ed è questo il bello del cinema indipendente.
Voto: 9




Commenti

  1. tra i lavori di korine è quello che mi ha colpito di meno, però resta sempre un signor film.

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