Stavolta il buon Paul Verhoeven ha diretto un melodramma in costume, neanche gliel'avessi chiesto io di dirigerlo, mi ha ricordato moltissimo i film della nouvelle vague, ecco il mio parere.
Generalmente non mi fermo mai alle apparenze quando approfondisco un autore, coi pochi film che ho visto ha attirato l'attenzione, questo molto prima che diventassi la cinefila incallita che sono adesso, si trattava di alcuni film che ha girato in america, e devo dire che mi sono piaciuti, quei film erano Basic Instinct e Atto di Forza, visto addirittura alla tele con mio fratello buonanima.
Qui invece siamo al biopic, di una scrittrice che ha vinto il premio nobel per la letteratura, una donna povera che è stata costretta dalla madre a prostituirsi per portare il pane a tavola, un film che mi ha colpito molto, sia perché il regista attraverso le immagini riesce a parlare a cuore aperto a chi guarda il suo film, sia perché cominci ad avere simpatia per la protagonista, che interpretata da Monique Van De Ven, alla sua seconda collaborazione con il regista.
C'è anche l'amico Rutger Hauer, l'uomo ricco che si prende cura di Kitty, ma non anticipo nulla per non rovinare la sorpresa a chi ancora non l'ha visto.
Un film incredibilmente interessante, dove l'impronta autoriale si sente, devo dire che quando si mette dietro la macchina da presa il buon Paul Verhoeven all'epoca amava i suoi film, e lo dimostra la cura nei dettagli che ci metteva.
Un film che nonostante sia un melodramma, non cerca la lacrima facile, al contrario, cerca l'empatia, e la trova nello spettatore in ogni scena, se questo è poco ragazzi...
Mi è piaciuto, anche molto, si vede che siamo di fronte a un film dove l'autore ha detto la sua ultima parola, e dove non mancano i suoi stili registici e le sue tematiche.
Ancora una volta Paul Verhoeven è riuscito a sorprendermi, e sicuramente lo farà anche col suo prossimo film, che se ci riesco recensirò domani...Soldato d'Orange
Generalmente non mi fermo mai alle apparenze quando approfondisco un autore, coi pochi film che ho visto ha attirato l'attenzione, questo molto prima che diventassi la cinefila incallita che sono adesso, si trattava di alcuni film che ha girato in america, e devo dire che mi sono piaciuti, quei film erano Basic Instinct e Atto di Forza, visto addirittura alla tele con mio fratello buonanima.
Qui invece siamo al biopic, di una scrittrice che ha vinto il premio nobel per la letteratura, una donna povera che è stata costretta dalla madre a prostituirsi per portare il pane a tavola, un film che mi ha colpito molto, sia perché il regista attraverso le immagini riesce a parlare a cuore aperto a chi guarda il suo film, sia perché cominci ad avere simpatia per la protagonista, che interpretata da Monique Van De Ven, alla sua seconda collaborazione con il regista.
C'è anche l'amico Rutger Hauer, l'uomo ricco che si prende cura di Kitty, ma non anticipo nulla per non rovinare la sorpresa a chi ancora non l'ha visto.
Un film incredibilmente interessante, dove l'impronta autoriale si sente, devo dire che quando si mette dietro la macchina da presa il buon Paul Verhoeven all'epoca amava i suoi film, e lo dimostra la cura nei dettagli che ci metteva.
Un film che nonostante sia un melodramma, non cerca la lacrima facile, al contrario, cerca l'empatia, e la trova nello spettatore in ogni scena, se questo è poco ragazzi...
Mi è piaciuto, anche molto, si vede che siamo di fronte a un film dove l'autore ha detto la sua ultima parola, e dove non mancano i suoi stili registici e le sue tematiche.
Ancora una volta Paul Verhoeven è riuscito a sorprendermi, e sicuramente lo farà anche col suo prossimo film, che se ci riesco recensirò domani...Soldato d'Orange
si infatti, l'ho trovato più empatico rispetto alla sua opera precedente, è piaciuto molto anche a me, ebbravo Paul...
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