Continua con grande interesse da parte mia la rassegna dedicata a Paul Verhoeven, e oggi ho rischiato di non poter scrivere la recensione, fortunatamente ho terminato in tempo di rivederlo e ci siamo...
Paul Verhoeven, non è certo un tipo che si lascia intimidire, anzi, se può fare scandalo è ben felice di poterlo fare, anche perché le tematiche del suo cinema sono molto forti, e fanno discutere.
Questo è il film - come dice l'amico Cassidy - con cui si è presentato davanti a Spielberg e Lucas, naturalmente non è andata come ha sperato, però gli devo dare un grande merito: ha avuto le palle di presentarsi con un film che fa discutere, che è stato un vero scandalo, e odiato da tutti - non scherzo, è storia vera questa, chi conosce bene il regista può confermare - e qui troviamo davvero le sue tematiche, un gruppo di tre amici Rien, Eef e Hans che si ritrovano coinvolti sentimentalmente con qualcosa che cambierà per sempre le loro vite: L'arrivo di una bionda, Fientje che gestisce una friggitoria ambulante.
Siamo a Rotterdam praticamente agli inizi degli anni ottanta, fine settanta, questi tre amici passano il tempo facendo gare di motocross, sognando un giorno di essere come il grande campione Gerrit Witkamp, interpretato da...indovinate chi? Ma si dai Rutger Hauer, stavolta Verhoeven riunisce la coppia di Soldato D'Orange, infatti c'è persino Jeroen Krabbè, che interpreta il commentatore sportivo.
Stavolta Verhoeven dirige un film spiccio, senza mascheramenti quasi brutale nella sua sincerità, tanto da parlare apertamente di argomenti scottanti, e mettendo in scena scene allora piuttosto forti ed esplicite, non nasconde niente allo spettatore, e lo fa senza ipocrisia, e senza perbenismo.
Difficilmente si trovano film dai contenuti così disturbanti nel panorana cinematografico, e Spetters è allo stesso tempo controverso e disturbante, ci sono parecchie critiche alla società moralista olandese e soprattutto alla religione.
Spetters, è qualunque sia il tuo punto di vista, una storia che ti travolge, catturandoti senza nessun timore, incollandoti letteralmente alla poltrona, e per un regista che con questo film è capace di strizzare l'occhio agli americani, con cui girerà diversi film nella terra delle opportunità, e che comincerò da domani a parlarvene perché la sua voglia di essere controverso non si fermerà con Spetters, continuerà con Il Quarto Uomo che ho già recensito, domani mi occuperò del suo primo film americano dove ritrova l'amico Rutger Hauer, seguitemi mi raccomando.
Paul Verhoeven, non è certo un tipo che si lascia intimidire, anzi, se può fare scandalo è ben felice di poterlo fare, anche perché le tematiche del suo cinema sono molto forti, e fanno discutere.
Questo è il film - come dice l'amico Cassidy - con cui si è presentato davanti a Spielberg e Lucas, naturalmente non è andata come ha sperato, però gli devo dare un grande merito: ha avuto le palle di presentarsi con un film che fa discutere, che è stato un vero scandalo, e odiato da tutti - non scherzo, è storia vera questa, chi conosce bene il regista può confermare - e qui troviamo davvero le sue tematiche, un gruppo di tre amici Rien, Eef e Hans che si ritrovano coinvolti sentimentalmente con qualcosa che cambierà per sempre le loro vite: L'arrivo di una bionda, Fientje che gestisce una friggitoria ambulante.
Siamo a Rotterdam praticamente agli inizi degli anni ottanta, fine settanta, questi tre amici passano il tempo facendo gare di motocross, sognando un giorno di essere come il grande campione Gerrit Witkamp, interpretato da...indovinate chi? Ma si dai Rutger Hauer, stavolta Verhoeven riunisce la coppia di Soldato D'Orange, infatti c'è persino Jeroen Krabbè, che interpreta il commentatore sportivo.
Stavolta Verhoeven dirige un film spiccio, senza mascheramenti quasi brutale nella sua sincerità, tanto da parlare apertamente di argomenti scottanti, e mettendo in scena scene allora piuttosto forti ed esplicite, non nasconde niente allo spettatore, e lo fa senza ipocrisia, e senza perbenismo.
Difficilmente si trovano film dai contenuti così disturbanti nel panorana cinematografico, e Spetters è allo stesso tempo controverso e disturbante, ci sono parecchie critiche alla società moralista olandese e soprattutto alla religione.
Spetters, è qualunque sia il tuo punto di vista, una storia che ti travolge, catturandoti senza nessun timore, incollandoti letteralmente alla poltrona, e per un regista che con questo film è capace di strizzare l'occhio agli americani, con cui girerà diversi film nella terra delle opportunità, e che comincerò da domani a parlarvene perché la sua voglia di essere controverso non si fermerà con Spetters, continuerà con Il Quarto Uomo che ho già recensito, domani mi occuperò del suo primo film americano dove ritrova l'amico Rutger Hauer, seguitemi mi raccomando.
sono due film completamente diversi, che parlano di argomenti diversi, certo Verhoeven non aveva problemi a parlare di certe cose, era spudoratamente schietto, questo lo dobbiamo dire xD
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