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Il Quarto Uomo

Come dico sempre io, se sei cinefilo non devi avere limiti e inibizioni, cercherò nel mio piccolo di vederne tantissimi film, e di recensirli anche, e questa sera come seconda recensione, ho optato per un film visto l'anno scorso, e che ricordo perfettamente in quanto oltre ad avermi colpita molto mi è decisamente rimasto impresso...Il Quarto Uomo di Paul Verhoeven, in futuro, ci saranno altri film che recensirò di questo regista, e forse lo farò nella futura rassegna che organizzerò.

Ne Il Quarto Uomo, si riconoscono perfettamente alcune tematiche che saranno presenti nel cult Basic Instinct, ma che qui l'olandese descrive in maniera più accurata quasi come se stesse facendo un film d'autore.
Sarò sincera, e parlerò onestamente in proposito, per chi conosce il cinema di Verhoeven, sa benissimo che non ha peli sulla lingua, e adora provocare reazioni nel pubblico, non che in questo ci sia qualcosa di male, ma per il poco che ho capito di questo regista, è una specie di firma che lui mette in ogni sua pellicola particolare, la classica ciliegina sulla torta.
La cosa interessante è che con questo film imbastisce un thriller capace anche di dare forti brividi decisamente positivi e altri decisamente scandalosi.
Innanzitutto mette in scena un protagonista bisessuale, che ha una relazione di stampo egoistico con un uomo, ma che poi sta con una donna i cui primi tre mariti sono misteriosamente scomparsi.
A parte le scene di sesso, ampiamente presenti in questo film, come in altri di Verhoeven, anche se in confronto sono più pudiche, c'è anche il sospetto, la paura, che lo fanno entrare in uno stato di delirio, e qui c'è una cosa interessantissima che mi ha decisamente convinta a vedere altri film di questo regista.
A parte alcuni suoi punti di vista sull'omosessualità che non condivido - poteva risparmiarsi certe stronzate omofobe - il film è un interessante ritratto sulla debolezza umana, soprattutto su quella maschile.
E ho ritrovato anche Jeroen Krabbè, che avevo visto la prima volta nel film Nessuna Pietà, con Richard Gere e Kim Basinger nel ruolo del cattivo, e vederlo qui in quello della quasi vittima della protagonista Christine interpretata da Reneè Soutendijk, che ha recitato anche in Spetter, prestissimo recensito alla fabbrica.
E' un thriller al cardiopalma, diretto con maestria da un regista che sa quello che vuole dare al pubblico, e lo fa alla sua maniera, non spaventandosi di mostrare il suo punto di vista anche discutibile.
Nonostante tutto, mi è piaciuto.





Commenti

  1. Abbiamo lo stesso approccio metodico alle filmografie, quindi sono molto contento di leggere il tuo parere su questo film, che insieme a "Spetters" è quello della prima parte di carriera di Paul Verhoeven che ho amato di più. Il buon Pòlveron è troppo sottovalutato, i suoi film olandesi sono uno meglio dell'altro, sulla questione omosessualità del protagonista, la posizione di Verhoeven è forte, ma giusta per il personaggio, che in fondo è un omosessuale represso, quindi in lotta con se stesso, in questo senso ho trovato sensata la sua ossessione/repulsione, in ogni caso davvero un ottimo thriller ;-) Cheers

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    1. si in effetti hai proprio ragione, vediamo cosa esce fuori dopo la visione degli altri film, staremo a vedere, le sorprese alla fabbrica non finiscono mai xD

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