La Trama: le vite di tre persone prima, durnate e dopo il disastro nucleare di Chernobyl, una ragazza il giorno del matrimonio si vede festeggiare da sola perchè il marito è stato chiamato per un urgenza, non lo rivedrà più, un uomo cerca di salvare la sua famiglia ma non può parlare del disastro, e dieci anni dopo suo figlio ne paga le conseguenze dell'assenza della figura paterna e si ritrova senza radici.
Prypiat dieci anni dopo il disastro diventa una città fantasma, la sposa dell'inizio del film si trova a dover affrotnare un nuovo amore, ma non si rassegna alla perdita del marito, l'uomo con cui sta la vorrebbe portare a Parigi, ma lei non ci sta, lì ci sono le sue radici, c'è la sua vita la sua famiglia, non si vede in nessun altro posto nonostante il dolore, e la morte del marito.
Michale Boganin sceglie di mescolare fiction e documentario in una produzione franco-russa per raccontare il disastro di cernobyl e le conseguenze sulle vite dei protagonisti.
Avvolte sembra un po' prolisso, altre volte si ha la sensazione di toccare l'autoreferenzialità, anche se sinceramente è doveroso raccontare la tragedia ucraina.
Ma la Boganin nonostante le buone intenzioni si lascia prendere un po' troppo la mano, menomale che non sfiora il patetico altrimenti il film sarebbe stato un disastro.
Bravi gli attori, soprattutto la Kurilenko capace di recitare in maniera sincera e spiccata.
Eppure, nonostante i difetti è sempre interessare vedere un film che parla di una tragedia accaduta a un popolo come quella di Chernobyl, tra gli aspetti positivi c'è senza dubbio il fatto che la regista sa parlare agli spettatori, avviciandoli ai personaggi in maniera realistica e vera rispetto a tanti film solo di fiction è proprio questo aspetto documentaristico il punto centrale dei lati positivi del film.
Vediamo le difficoltà dei protagonisti, avvolte davanti a scelte che li inducono a prendere due strade diverse, come fossero davanti a un bivio, ma le radici e il proprio nido sono difficili da lasciare.
C'è inoltre una caratterizzazione dei personaggi incisiva e per nulla fasulla, la Boganin sa benissimo che i rischi per il genere di film che ha deciso di portare sullo schermo sono alti, ma non si scoraggia e lo fa con tutte le migliori intenzioni, toccando i personaggi nel loro intimo, e questo fa salire di netto un film che rischiava di essere autoreferenziale fino all'eccesso, invece si ha solo la sensazione di ciò, e manomale che facendo in questo modo salva il film.
Un opera senza dubbio da vedere, per conoscere il disastro di Chernobyl, ricordate che erano sotto il comunismo allora, e quando è accaduto il fattaccio non tutti subito hanno saputo l'elevata densità del disastro.
In conclusione un buon film, che nonostante i difetti si lascia guardare bene grazie alla creazione di una speciale empatia che lo salva dall'oblio in cui rischiava di cadere.
Voto: 6 e 1/2
Prypiat dieci anni dopo il disastro diventa una città fantasma, la sposa dell'inizio del film si trova a dover affrotnare un nuovo amore, ma non si rassegna alla perdita del marito, l'uomo con cui sta la vorrebbe portare a Parigi, ma lei non ci sta, lì ci sono le sue radici, c'è la sua vita la sua famiglia, non si vede in nessun altro posto nonostante il dolore, e la morte del marito.
Michale Boganin sceglie di mescolare fiction e documentario in una produzione franco-russa per raccontare il disastro di cernobyl e le conseguenze sulle vite dei protagonisti.
Avvolte sembra un po' prolisso, altre volte si ha la sensazione di toccare l'autoreferenzialità, anche se sinceramente è doveroso raccontare la tragedia ucraina.
Ma la Boganin nonostante le buone intenzioni si lascia prendere un po' troppo la mano, menomale che non sfiora il patetico altrimenti il film sarebbe stato un disastro.
Bravi gli attori, soprattutto la Kurilenko capace di recitare in maniera sincera e spiccata.
Eppure, nonostante i difetti è sempre interessare vedere un film che parla di una tragedia accaduta a un popolo come quella di Chernobyl, tra gli aspetti positivi c'è senza dubbio il fatto che la regista sa parlare agli spettatori, avviciandoli ai personaggi in maniera realistica e vera rispetto a tanti film solo di fiction è proprio questo aspetto documentaristico il punto centrale dei lati positivi del film.
Vediamo le difficoltà dei protagonisti, avvolte davanti a scelte che li inducono a prendere due strade diverse, come fossero davanti a un bivio, ma le radici e il proprio nido sono difficili da lasciare.
C'è inoltre una caratterizzazione dei personaggi incisiva e per nulla fasulla, la Boganin sa benissimo che i rischi per il genere di film che ha deciso di portare sullo schermo sono alti, ma non si scoraggia e lo fa con tutte le migliori intenzioni, toccando i personaggi nel loro intimo, e questo fa salire di netto un film che rischiava di essere autoreferenziale fino all'eccesso, invece si ha solo la sensazione di ciò, e manomale che facendo in questo modo salva il film.
Un opera senza dubbio da vedere, per conoscere il disastro di Chernobyl, ricordate che erano sotto il comunismo allora, e quando è accaduto il fattaccio non tutti subito hanno saputo l'elevata densità del disastro.
In conclusione un buon film, che nonostante i difetti si lascia guardare bene grazie alla creazione di una speciale empatia che lo salva dall'oblio in cui rischiava di cadere.
Voto: 6 e 1/2
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