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Nitrato D'argento

Ultimo film del grande regista milanese.
Particolare sin dalla locandina, che vede una donna abbracciare il volto di Ingrid Bergman su un film di Rossellini credo, dentro una grande sala cinematografica.
Il film è una lunga analisi che racchiude tutto l'amore per la settima arte raccontato da un autore che ha fatto praticamente la storia del cinema italiano, ma Marco Ferreri da autentico provocatore, fa cominciar il film dentro una sala cinematografica, con dentro manichini di plastica, una critica già allora sugli spettatori/manichini, che guardano senza appassionarsi al film, come oggetti non come persone, la critica è sincera e sentita, ma non contro il pubblico, contro il cinema diventato mercenario.



Il film ripercorre la storia del cinema, un autentico testamento spirituale da un regista innamorato del cinema e lo regala al suo pubblico.
Si passa dalle comiche, ai film di Raffaello Matarazzo, da Charlie Chaplin fino a Riso Amaro, Pasolini e tanti altri ancora, fino a ripercorrere i tempi e i luoghi dove veniva proiettato il film, come il rito di sedersi in prima fila per assistere alla visione, il rito di mangiare mentre si guardava il film e tanto altro.
Poi ci sono i cambiamenti che avvengono, la contestazione, le rivolte studentesche, i cinegiornali, l'avvento della televisione...sottolineando che la storia del cinema è un po' la nostra storia.
Cosa siamo noi senza il cinema? Quella grande sala per tanti amanti della settima arte è un po' un luogo sacro che serve a condividere la visione, che poi per alcuni rasenta anche la vita, o al massimo un esperienza di vita.
Quando ho visto questo film, sono rimasta positivamente colpita dalla capacità di Ferreri di raccontare il cinema e la sua storia.
Da autentico autore di un cinema d'essai quale è sempre stato Ferreri non ha paura di mostrare i lati positivi e negativi del rapporto tra film e spettatore, di cui la maggioranza lo vede solo come svago, altri come luogo di ritrovo, altri come angolo dove sognare giusto il tempo della durata del film, prima di tornare alla vita di tutti i giorni.
Per altri è la vita, e riprendo la scena della ragazza che abbraccia il volto di  Ingrid Bergman, per preservare il cinema passato dallo scorrere del tempo, con quella immagine Marco Ferreri ci saluta, l'ultimo capitolo di un grande autore che ha reso il cinema un opera d'arte, da preservare e da rispettare.
Le sue critiche argute non mancano di certo anche in questo film, oltre a quella all'inizio del film, anche alla trasformazione della sala cinematografica, da che proiettavano film normali, si proiettano film pornografici, ma c'è anche il cambiamento di costumi, di mentalità, il pubblico cambia, si evolve, e lo stesso fa la sala cinematografica, fino ad arrivare alla desolazione di quei manichini silenti, zitti nella loro vuotezza di una sala senza più film da proiettare.
Marco Ferreri già nel 1996, profetizzava la fine della sala cinematografica, come veniva conosciuta prima ancora che nascessero le multisala, menomale che almeno quell'abbraccio, surreale e fantastico ci consola un po' a noi cinefili.
Un sentito e sincero omaggio alla settima arte da un autore che ha fatto del cinema la sua voce per criticare nel bene e nel male ciò che lo circondava.
Capolavoro.
Voto: 10





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