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American Beauty

                                                          Riguada & Recensisci

E come ogni giorno, anche oggi c'è Riguarda & Recensisci, rubrica ormai quotidiana, che ripesca i film visti in precedenza e non ancora recensiti alla fabbrica, oggi fa uscire dal suo cappello niente di meno che American Beauty, esordio alla regia di Sam Mendes prodotto e distribuito grazie alla Dreamworks di Steven Spielberg e scritto da Alan Ball.
Possiamo definirlo un esordio col botto, in quanto la pellicola è uno dei capolavori degli anni novanta con due interpreti qui alle loro migliori interpretazioni, Annette Bening e Kevin Spacey.

Il film si concentra sull'ultimo anno di vita di Lester Burnham, il tipico rappresentante dell'americano medio, con una moglie talmente attaccata alle apparenze da rendere gli oggetti che ha comprato, la macchina, e la bella casa, molto più importanti della vita stessa.


La loro figlia Jane, a differenza si distingue da loro per essere la tipica adolescente che si trova suo malgrado testimone del disfacimento del matrimonio dei suoi genitori, ed è la tipica outsider con una amica che non fa altro che vantarsi di quanto scopa in giro, Angela, di cui Lester  si invaghisce non appena la vede ballare nell'intervallo della partita di pallacanestro come cheerleader.
Sam Mendes, però con la sua mdp, mette in scena la crisi della classe media borghese americana, e lo fa con un occhio critico e comprensivo allo stesso tempo.
Mette in scena due famiglie,  i Fitts, che sono una famiglia apparentemente normale, ma il padre è uno schizzato fissato con la guerra e il militarismo, e la moglie è succube della sua autorità, e i sovracitati Burnham la cui vita è caratterizzata in una sorta matrionio farsa che portano avanti da anni, caratterizzato dall'importanza non delle semplici cose della vita, ma di quanto hanno costruito, dalla bella casa, dalla bella automobile, dai soldi e dalle apparenze.
Una delle scene più tristi e che colpiscono lo spettatore è quando Annette Bening - Carolyn Burnham - schiaffeggia la figlia dicendole di essere un ingrata perchè la ragazza ha criticato il suo modo di fare quando il padre l'ha sgridata a tavola - guarda le cose che hai, alla tua età vivevamo in una bifamiliare - è proprio questo il concetto che ha portato alla rovina il matrimonio con suo marito, ormai sono una coppia di fantasmi, non hanno più rapporti sessuali, vivono insieme per l'apparenza, e forse anche per non perdere la facciata e la maschera con cui hanno costruito la tipica famiglia felice americana.
Sam Mendes si concentra proprio su queste due famiglie, sulla figura di Angela, che certe volte rasenta il ridicolo per quanto poi alla fine risulti fasulla, ma non vi anticipo niente per non rovinarvi la sorpresa se ancora non l'avete visto.
Sono le maschere che vengono indossate, che piano piano cadranno giù a farci notare di quanto piccoli sono gli esseri umani.
Gli unici realmente veri e sinceri, sono Jane e Ricky ovvero gli outsiders della storia, che, a differenza dei loro genitori non portano una maschera di ipocrisia nel loro volto, sono veri, non sono fasulli, non stanno attaccati alle cose, fingendo che quello possa dare la  felicità alla loro vita.
Angela dice che Ricky è uno schizzato, proprio lei, che non fa che costruire la sua immagine di ragazza di cui tutti i maschi si fanno una sega quando la vedono, lei ha bisogno dell'amicizia con Jane per sentirsi viva.
E sarà proprio Lester a darci un taglio a questa vita di ipocrisia, non appena si invaghisce di Angela e vede che Ricky - che spaccia erba e finge con suo padre di fare un lavoro onesto e rispettabile - che molla il suo lavoro di cameriere che intende mollare anche lui il lavoro e costruirsi una nuova vita e una nuova dignità di essere umano lavorando in un fast food.
I destini dei Fitts e dei Burhnam sono destinati a incrociarsi, nel drammatico finale che non vi anticipo.
Sam Mendes come ho detto esordisce col botto, avendo già alle spalle Spielberg con la sua Dreamworks, mettendo in scena la fine del sogno americano con la crisi della classe media borghese, che vive di apparenze e non di sincerità.
In poche parole Sam Mendes porta alle estreme conseguenze, il discorso già iniziato da Steven Soderbergh con Sesso, Bugie e Videotape che spero di recensire prossimamente, facendo un film che sottolinea la normalità della classe media americana, che colpisce in faccia allo spettatore.
Ed è talmente realistico da essere sorprendente agli occhi di chi guarda il film, bellissima anche l'idea di fare raccontare il film da un morto, Lester stesso, che già dice allo spettatore che morirà dopo un anno, il film comincia con lui che preannuncia la sua morte, e che poi si fa una sega sotto la doccia dicendo che quello è il culmine della sua giornata, poi si vede sua moglie che raccoglie le rose nel suo giardino, e lo fa con gli occhi spalancati e una falsa felicità come se fosse fissata sulle sue cose, per poi continuare via via con la storia.
In conclusione, un film che racconta di quanto sia ridicola la borghesia, e di quanto sia stupido vivere di apparenze indossando una maschera di felicità, quando la cosa migliore da fare è essere se stessi, ma chi è a questo mondo veramente se stesso?
Capolavoro.
Voto: 10






  




Commenti

  1. Vidi questo film a scuola, pensa un po', comunque gran bel film ;)

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  2. E' da un bel po' che non lo rivedo, ma resta sempre una delle mie pellicole cult totali.
    Pure per me un capolavoro da 10. C'è troppa beauty qui dentro a questo film, troppa. :)

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