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Serafino

 

Manca poco ormai, ed è sempre più difficile per me riuscire a chiudere una rassegna che mi ha fatto conoscere uno dei più grandi registi italiani di tutti i tempi, il dimenticato (ma perché?) Pietro Germi, che è ormai nel mio olimpo, questo vuol dire che non ne esce più.



Pietro Germi che dirige Adriano Celentano?
Si, è vero, anche io ho avuto sta cosa, che è un po' un pregiudizio, ma l'ho superato e devo dire che come commedia è anche divertente, con un Celentano piuttosto bravo, che entra in simpatia dello spettatore.
Questo contadino dai modi rozzi, è allegro e spensierato nella sua innocenza, che lo porterà decisamente nei guai, soprattutto quando va a fare il militare perché lui non si è mai svestito se non davanti a sua madre.
Capirai, un bifolco come lui che cosa ne può sapere del mondo.
Proprio per questa sua innocenza e anche un pizzico di bontà che lo rendono un personaggio a cui si comincia a voler bene, nonostante faccia di tutto per scoparsi le belle contadinelle.
E' una persona in cerca di un posto nel mondo, la regia di Pietro Germi è diretta e sincera, senza fronzoli, e la storia ricorda piuttosto alla lontana sedotta e abbandonata.
E' un film di Germi in tutto e per tutto, ci sono scene comiche, scene divertenti e tanto altro ancora.
Non manca il caratterista, vero attore feticcio per Pietro Germi, Saro Urzì, presente in quasi tutti  i film del grande regista genovese, che qui interpreta lo zio che mette le mani nei soldi del nipote dopo la morte della zia.
Bisogna saper far ridere, e Germi ci riusciva benissimo, narrando per lo schermo la  storia di questo contadino, che nella sua semplicità e innocenza diverte e conquista.
Pietro...quanto mi manchi.
Da vedere.






Commenti

  1. È bellissimo questo film che poi ti viene anche raccontato per filo e per segno nel 45 giri di Celentano

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