Era da tempo che volevo finalmente recensire IL DIVO, capolavoro di Paolo Sorrentino che parla di una delle figure più controverse della storia della repubblica italiana: Giulio Andreotti.
Finalmente mi sono decisa a rivederlo, prendendo il blu ray acquistato online, ho finito poco fa il rewatching, e ora lo recensisco.
Dobbiamo però sottolineare un fatto, che ho capito in questo film, e sono parole di un regista come Martin Scorsese che sembrerebbe non centrano niente, ma secondo me ci stanno a pennello.
Tutte le democrazie sono costruite col sangue, con l'avidità, con il potere e con il denaro.
I politici italiani, penso, siano i più pagati del mondo, hanno stipendi altissimi, che vanno fino ai trentamila euro al mese, vivono da nababbi e la maggior parte di loro sono assenteisti, in più, c'è il sistema della repubblica italiana, il sistema democristiano, che ha governato l'Italia per oltre quarant'anni, e il presidente del consiglio era Giulio Andreotti.
Ora, in una normale democrazia, un partito non dovrebbe governare per così tanto tempo, un partito al potere per quarant'anni, secondo voi è democrazia? Io non la reputo tale.
Eppure succede, nella nostra piccola ma grande nazione, dove chi sta al potere riesce a manovrarlo come un burattinaio fa con i pupazzi, ed è quello che faceva Giulio Andreotti.
C'è una scena che mi ha colpito particolarmente, ed è quella in cui i politici arrivano nei palazzi del potere e sembrano i gangsters di Quei Bravi Ragazzi, del già citato Scorsese, poi c'è la scena con Fanny Ardant, che è venuta per parlare con Andreotti, e pensa che sia un uomo pericoloso.
Perché Andreotti ha governato per così tanto tempo?
Perché non c'è mai stata un alternativa in Italia, si è sempre votato per il meno peggio, e poi politica e mafia hanno sempre camminato a braccetto l'una con l'altra, quindi una via d'uscita verso una politica onesta, pulita, e dalla parte dei cittadini non c'è mai stata.
Chi sta nella sala dei bottoni del potere, pensa soltanto a riempirsi le tasche, a fare affari con persone poco raccomandabili, ad essere complice di segreti di stato che una persona normale si vergognerebbe e rinuncia ai suoi incarichi politici.
Ma è l'avitià, la fame insaziabile di potere ha tenuto in vita per così tanto tempo un partito, legato strettamente alla chiesa, la democrazia cristiana.
Quando si dice che la chiesa in Italia non dovrebbe metterci becco.
Anche la chiesa ha i suoi segreti di stato, e per tantissimi anni è stata culo e camicia con lo stato italiano.
Il film comincia con la vittoria per il VII SETTIMO governo Andreotti, che è l'ultimo della prima repubblica, esattamente quando ormai il caso mani pulite ha fatto cascare tutto quanto, quando tutti i corrotti sono stati arrestati, si va dall'omicidio di Salvo Lima, allo scioglimento della democrazia cristiana, dal falso suicidio di Roberto Calvi, all'omicidio di Michele Sindona, fino alla morte di Aldo Moro.
Chissà quali e quanti segreti sono nascosti nell'archivio di Giulio Andreotti, archivio che ha messo a tacere parecchie persone.
La scena che mi ha colpito maggiormente è il monologo sul potere che fa Andreotti narrato alla moglie, che spiega che per fare il bene ci vuole il male.
Una confessione che penso nella vita reale non c'è mai stata.
A impersonare Giulio Andreotti, è lo straordinario Tony Servillo, vero e proprio attore feticcio per Sorrentino, qui nella sua migliore interpretazione.
Un film immenso, capace anche dopo quindici anni dalla sua uscita di far riflettere su alcune pagine oscure della storia della repubblica italiana, e se devo essere sincera, non ha perso neanche una piccola stoffa dalla sua uscita.
Questi sono i grandi film, i capolavori, se non l'avete visto vi consiglio di recuperarlo, anche per conoscere il sistema Italia, che invece di mandare avanti una nazione la immobilizza.
Paolo Sorrentino è uno dei migliori registi della nuova generazione, un autore che merita di essere conosciuto e apprezzato.
Buona Visione.
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